Valentini ipotizza anche che serva un regolamento per l'accesso
SIENA. “Secondo il consolidato orientamento del Ministero dell’interno i consiglieri comunali possono accedere al protocollo informatico dell’Ente, anche contabile, così come confermato, anche, da una sentenza del TAR della Sardegna, senza alcuna esclusione di oggetti e notizie riservate o coperte da segreto, perché trattasi di soggetti tenuti al segreto come stabilito dalla normativa”. Forti di queste considerazioni espresse da Giuseppe Giordano (Movimento Civico Senese) e Ernesto Campanini (Sinistra per Siena, RC,SsM) nell’interrogazione presentata ieri in Consiglio Comunale, hanno anche ricordato all’assise “che il Tar della Lombardia, con la sentenza n.163 del 2004, abbia anche ritenuto inammissibile imporre ai consiglieri l’onere di specificare in anticipo gli atti che intendono visionare, così come la successiva normativa ribadisca il libero accesso ai consiglieri”, e su questi presupposti Giordano ha chiesto “entro quando il Comune di Siena consentirà di accedere liberamente al protocollo informatico dell’Ente”.
Il sindaco Bruno Valentini ha ricordato che “il diritto di accesso attribuito ai consiglieri è più ampio rispetto a quello attribuito al privato cittadino e che non è soggetto ad alcun onere motivazionale e limitazione derivante dall’eventuale natura riservata delle informazioni richieste, perché la richiesta è giustificata dalla carica ricoperta che vincola, peraltro, il consigliere al segreto d’ufficio. La ratio della previsione normativa sembra riconoscere ai consiglieri il diritto di prendere visione degli atti che consentono loro di esprimere un voto consapevole sulle questioni di competenza del Consiglio Comunale e di poter esercitare il potere di iniziativa e di controllo in seno all’organo di appartenenza. Inoltre, le richieste di accesso agli atti trovano motivazione e, al contempo, limite nelle funzioni di indirizzo e controllo politico-amministrativo demandati dalla legge ai consiglieri”. Valentini, facendo riferimento ad alcune recenti sentenze, come quella del Consiglio di Stato e del Tar della Toscana, ha spiegato come in quest’ultima sia scritto che “la richiesta, da parte del consigliere comunale, di attivazione delle credenziali di accesso ai sistemi informativi gestionali del Comune, in quanto tesa ad utilizzare, in lettura, gli applicativi informatici del Comune, appare preordinata a compiere un inammissibile sindacato generalizzato sull’attività presente, passata e futura degli organi decidenti, deliberanti e amministrativi dell’Ente e non risulta strumentale al mandato politico, che deve essere riferito a singole problematiche che di volta in volta interessano l’elettorato…”
“Si ritiene quindi – ha proseguito – che prima di accogliere la richiesta di accesso al Protocollo informatico sia necessario procedere ad un ulteriore approfondimento e, nel caso, alla stesura e approvazione di un Regolamento che stabilisca le modalità di accesso. Problema diverso – ha concluso il primo cittadino – è l’accesso cui si riferisce il parere del 22 febbraio 2011 della Commissione. L’Amministrazione Comunale ha, infatti, già da tempo, garantito ai Consiglieri la possibilità di prendere visione in via informatica di tutte le determinazioni e le delibere adottate dall’ente, in ottemperanza non solo al principio generale di economicità dell’azione amministrativa, ma anche a quello di trasparenza della stessa”.
Come ha ribattuto Giuseppe Giordano nella replica: “La questione non riguarda un diritto oramai acclarato già dal 1968, bensì l’esplicitazione di un principio generale già operante in diversi comuni italiani. Prendiamo quindi atto della risposta, condividendo la redazione di un agile Regolamento per l’accesso al Protocollo informatico”. Il consigliere “auspicando che l’atto venga adottato dalla Giunta in tempo utile prima della fine del mandato”, si è riservato, in caso negativo, di riproporre nuovamente il tema all’attenzione del Consiglio Comunale.