SIENA.Da Pierluigi Piccini riceviamo e pubblichiamo.
“Brutta storia, la contestazione avvenuta in piazza del Campo e la reazione del sindaco, durante la Festa del 25 aprile. Si celebrava la festa più importante della Repubblica, cosi descritta da don Lorenzo Milani in Lettera ai cappellani militari toscani, 1965: «L’unica guerra giusta (se guerra giusta esiste) che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra, è stata la guerra partigiana. Da un lato c’erano dei civili, dall’altra dei militari. Da un lato soldati che avevano obbedito, dall’altra soldati che avevano obiettato. Quali dei contendenti erano, secondo voi, i “ribelli” e quali “i regolari”? E una nozione che il 25 Aprile e gli occhi che ci servono con i ragazzi e per noi stessi urge chiarire quando si parla di Patria».
I fischi al rappresentante massimo delle istituzioni senesi non tengono conto di tutto ciò, ovvero che l’oratore in quell’istante rappresenta le istituzioni, quelle stesse istituzioni e quella democrazia nate, proprio, dalla guerra di Liberazione. Allo stesso tempo il sindaco De Mossi deve essere consapevole che in quel momento non è un cittadino qualsiasi ma rappresenta l’intera collettività, quindi non può, e non deve, cedere alle provocazioni. Da rappresentante degli interessi generali si è fatto parte e non è la prima volta che accade. E siccome ciò è avvenuto, gli sconfitti siamo tutti. Il 25 aprile senese è stato un fallimento, perché la celebrazione si è trasformata in divisione politica, in odio che mina le ragioni profonde del nostro vivere insieme. Il nostro Paese, viceversa, ha bisogno di una memoria condivisa, di una religione civile che ci faccia sentire tutti appartenenti alla stessa storia anche se su posizioni diverse”.