italo-albanese dedito allo spaccio di cocaina e altre sostanze tra la provincia di Siena, la Valdelsa e Firenze

SIENA. È in corso dalle prime ore della notte un’operazione di servizio dei Carabinieri di Poggibonsi e del comando provinciale di Siena per la disarticolazione di un sodalizio italo-albanese dedito allo spaccio di cocaina e altre sostanze stupefacenti tra la provincia di Siena la Valdelsa e la limitrofa provincia di Firenze. Sono stati impiegati oltre 150 Carabinieri e quattro unità cinofile.
Aggiornamento
Tutto era nato a gennaio di quest’anno, quando una persona ben informata, quel confidente che spesso rappresenta il punto di partenza di tante indagini, aveva fornito un’ottima dritta. In un casolare abbandonato dalle parti di Poggibonsi, un gruppo di spacciatori albanesi e italiani nascondeva della roba, tanta roba. Piuttosto che starci molto a pensare per progettare grandi piani strategici, i carabinieri della Compagnia di Poggibonsi battevano il ferro ancora caldo e, in maniera discreta, di primo mattino quando in genere gli spacciatori dormono, non esattamente il sonno del giusto, andavano ad ispezionare l’enorme casale con i cani antidroga del Nucleo Cinofili dell’Arma di Firenze. La battuta era fortunata: in due diverse postazioni ben nascoste i militari rinvenivano un chilo e mezzo di stupefacente, fra hascisc e marijuana. Sarebbe stato molto facile a questo punto accontentarsi, compiere un sequestro a carico d’ignoti e chiuderla lì con poco sforzo. Ma l’occasione di sviluppare qualcosa di molto più interessante era troppo ghiotta. I carabinieri del NORM di Poggibonsi si facevano autorizzare dal PM Siro De Flammineis per un sequestro ritardato e andavano in breve a piazzare 5 telecamere in alcuni punti dai quali poter osservare l’area. I soggetti che andavano alla spicciolata a prelevare dosi da spacciare nell’area della Valdelsa potevano così essere di volta in volta ripresi ed identificati. Si potevano intraprendere a questo punto indagini di carattere tecnico, con tutti i possibili contributi che la tecnologia elettronica può fornire. Si risaliva al fatto che i fornitori fossero in genere di Castelfiorentino, con eccezione di alcuni casi che conducevano a Grosseto e Fermo. Il sodalizio appariva essere del tutto disunito, con alleanze temporanee continuamente avvicendate da altre. Italiani ed albanesi si accomunavano anche per il fatto di essere tutti ludopatici. I ricchi proventi dello spaccio andavano a finire regolarmente persi nelle sale giochi. Ogni serata alle macchinette costava una media di 2-3000 euro di perdite agli spacciatori improvvidi. Uno di loro stabiliva un record: 15.000 euro persi a giocare in una sola serata. Queste serate economicamente devastanti, spese nel sogno di vincite che non arrivavano mai, li mettevano nelle condizioni di non poter pagare i loro fornitori. I debiti crescevano come la paura che ne conseguiva, quella di essere puniti in maniera atroce dagli albanesi di Castelfiorentino. La banda cercava allora di diversificare le fonti di approvvigionamento e di procurare armi per la prevista necessità di difendersi.
Nelle intercettazioni spesso si parlava di trovare delle armi, perché il futuro era molto incerto. I carabinieri prendevano ad effettuare dei recuperi di sostanza al momento delle azioni di spaccio. Veniva subito neutralizzato ed arrestato un pusher che si dedicava in via esclusiva alle cessioni a minorenni, andava fermato. In un’intercettazione si era parlato di un viaggio ad Arezzo e i militari avevano pensato ad una fornitura di cocaina. Al rientro l’autovettura monitorata veniva fermata prima dell’arrivo a Poggibonsi e portata in caserma per un’accurata perquisizione. I carabinieri smontavano quanto era possibile smontare di quell’auto ma non rinvenivano droga, bensì una pistola semiautomatica Mauser, calibro 6,35 con la matricola abrasa. La rivoltella era stata abilmente imboscata nel vano retrostante all’autoradio. Il conducente aveva fatto solo da corriere, quell’arma era destinata ad un altro spacciatore in cambio di un debito condonato. Sullo sfondo emergeva ancora la paura di doversi difendere da rappresaglie per debiti mai saldati. I militari andavano più tardi ad intercettare un’altra missione delittuosa. Un albanese di Badesse si recava a Grosseto con un sudamericano che spacciava nel centro storico di Siena, fra strade e vicoli alimentava la peggiore movida estiva attorno a Piazza del Campo. Al rientro i due venivano fermati sulla Siena Grosseto all’altezza delle risaie. Due auto dei carabinieri li bloccavano senza conceder loro nessuna possibilità di fuga. A bordo dell’autovettura i due detenevano 250 grammi di cocaina che a Siena non sono mai arrivati. I vari sequestri sono stati tenuti nascosti sino alla data odierna, i militari hanno cercato per quanto possibile di agire sotto traccia per essere più efficaci. Ora il PM De Flammineis su richiesta dei carabinieri della Compagnia di Poggibonsi ha ottenuto dal GIP presso il Tribunale di Siena Roberta Malavasi l’ordinanza, eseguita in data odierna, che prevede 14 misure restrittive della libertà personale per i componenti della banda (10 in carcere, 2 ai domiciliari, 1 obbligo di dimora e 1 obbligo di presentazione alla PG).