Il ds Gusinu: "La nuova tecnologia rileva ed identifica simultaneamente 8 geni responsabili di antibiotico resistenza in sole tre ore e mezza"
SIENA. Nuovo macchinario per effettuare test rapidi di diagnostica molecolare per evidenziare i batteri portatori del gene New Delhi (Ndm), al policlinico Santa Maria alle Scotte.
La nuova tecnologia, innovativa per tutta l’Area Vasta sudest, è disponibile da alcuni giorni presso l’UOC Microbiologia Virologia, diretta dalla professoressa Maria Grazia Cusi.
«Si tratta di uno strumento – spiega la professoressa Cusi – che rileva ed identifica simultaneamente 8 geni responsabili di antibiotico resistenza, e richiede un tempo totale di analisi di circa tre ore e mezza, a fronte delle 24/48 ore necessarie con la metodica classica colturale, con importanti ricadute sulla gestione dei pazienti portatori di batteri multi-resistenti e, quindi, di conseguenza sulla diffusione degli stessi. Il test rapido – prosegue Cusi – individuando precocemente lo status di portatore, consente di agire tempestivamente con un trattamento appropriato laddove si sviluppasse un’infezione, avendo già a disposizione, per i soggetti ad alto rischio, il profilo di sensibilità agli antibiotici del microrganismo».
La sorveglianza attiva attraverso lo screening per identificare i soggetti portatori di enterobatteri produttori di carbapenemasi, tra cui la NDM, è tra le azioni messe in campo per il controllo della diffusione di questi patogeni.
«La nostra Azienda – aggiunge il direttore sanitario, Roberto Gusinu – effettua lo screening esteso come da indicazioni regionali e, per far fronte all’elevato numero di test da eseguire giornalmente, ha proceduto all’acquisizione di una tecnologia avanzata che consente di analizzare più campioni contemporaneamente con tempi di risposta rapidi. Infatti – conclude Gusinu – l’individuazione precoce delle persone positive consente di applicare, altrettanto precocemente, tutte le misure per l’isolamento con un notevole impatto sugli aspetti logistico-organizzativi, ma soprattutto riducendo il tempo di contatto dei positivi con altri soggetti, e quindi la possibilità di trasmissione e diffusione del batterio».