Le motivazioni dell'assoluzione dell'ex "tandem" del Monte dei Paschi
MILANO. “L’inesistenza, oltre ogni ragionevole dubbio, della contestata falsita’ nella rappresentazione contabile delle operazioni Santorini e Alexandria determina l’assoluzione”. Lo afferma la Corte di appello di Milano nelle motivazioni con cui hanno ribaltato la condanna per gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, entrambi condannati dal Tribunale il 15 ottobre 2020 a sei anni di reclusione per aggiotaggio e false comunicazioni relative alla presunta rappresentazione non corretta nei conti della banca dei derivati Alexandria e Santorini nei bilanci 2012, 2013 e 2014 e nella prima semestrale 2015. Per i giudici Correra-Bernazzani-Siclari come “premessa fondamentale” va rimarcata “l’impossibilità di attribuire oltre ogni ragionevole dubbio due operazioni incriminate natura sostanziale di derivati, con conseguente insuscettibilità di qualificare come falsa la rappresentazione a saldi aperti (argomento che già di per sé assorbe ogni altra questione controversa e controvertibile sul piano dell’accertamento penalistico)”.
In primo grado i pm titolari del fascicolo Giordano Baggio, Stefano Civardi e Mauro Clerici avevano chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per il reato di aggiotaggio contestato a Profumo e Viola e per quello di false comunicazioni sociali contestato a tutti gli imputati per il bilancio 2012 e per la prima semestrale del 2015 e l’assoluzione “perché’ il fatto non è previsto dalla legge come reato” per la contestazione di false comunicazioni sociali in merito ai bilanci 2013 e 2014. In appello invece il sostituto pg Massimo Gaballo aveva richiesto la conferma delle condanne con una diminuzione della pena.