"Non può funzionare una filiera che vede un quintale di pasta pagato 180 euro dal consumatore, mentre per un quintale di grano duro vanno solo 18 euro all’agricoltore"
SIENA. Sospendere temporaneamente le autorizzazioni alle importazioni in regime di TPA (Traffico di Perfezionamento Attivo) per evitare ulteriori speculazioni. Impegnarsi in Europa affinché la PAC, oggi incredibilmente ancora in revisione (PSR 2014-2020), possa incentivare strumenti come i fondi mutualistici per la stabilizzazione del reddito. Velocizzare l’attuazione delle misure annunciate nel piano cerealicolo nazionale con provvedimenti mirati che possano andare incontro alle esigenze degli agricoltori come ad esempio potenziare i centri di stoccaggio e favorire una maggiore aggregazione dell’offerta.
Sono soltanto alcune delle richieste che Cia Siena e Arezzo e di Confagricoltura Siena e Arezzo fanno al Governo nazionale ed al Parlamento in occasione della manifestazione di protesta contro la perdurante crisi del grano, che si svolgerà domani, martedì, 25 ottobre – dalle 9 alle 14 – al casello A1 Valdichiana, a Bettolle (Sinalunga-Si), quando verrà celebrato il funerale del grano italiano. Oltre 500 agricoltori con 100 trattori, invaderanno il casello autostradale a difesa del reddito delle loro aziende, e di un settore al collasso. Cia e Confagricoltura, Cooperative e Terzisti proseguono la loro mobilitazione a sostegno del reddito delle aziende agricole compromesso dal crollo dei prezzi dei cereali. I produttori di grano continuano ad essere oggetto di un’azione speculativa senza precedenti.
L’annata agraria 2016 è stata caratterizzata da buone rese in Italia – sottolineano le organizzazioni – ma non altrettanto nel Sud della Toscana. Le produzioni nazionali di grano duro hanno superato i 5 milioni di tonnellate, che non hanno impedito di effettuare, comunque, inopportune importazioni a solo scopo speculativo. In tale situazione Toscana ed Umbria hanno deciso di scendere nuovamente in campo mobilitando gli agricoltori in difesa del reddito delle loro aziende. Le quotazioni del grano duro e tenero sono ancora ben al di sotto dei 20 euro al quintale, le stesse produzioni biologiche non riescono a superare i 25 euro di valore. Prezzi ben al di sotto dei costi di produzione senza portare nessun vantaggio per i consumatori considerato che i prezzi della semola e della pasta restano stabili se non in aumento. Ovvio – sottolinea la Cia Siena – che non può funzionare una filiera che vede un quintale di pasta pagato 180 euro dal consumatore e un quintale di grano duro pagato 18 euro al produttore agricolo. Troppo ampia ed ingiustificata la forbice.
Le richieste delle organizzazioni agricole sono contenute in un documento che sarà consegnato agli amministratori locali e regionali, oltre che a Governo e Parlamento. E’ necessario incentivare gli accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa ridistribuzione del valore del prodotto finito, con prezzi minimi garantiti da contratti di coltivazione. Messa a punto di strumenti di salvaguardia del reddito e strumenti di incentivazione delle filiere per sostenere la nostra cerealicoltura.
Prevedere una campagna di promozione e valorizzazione della pasta italiana nel mondo che trova oggi una concorrenza impensabile fino a soli pochi anni fa; valorizzando la filiera italiana.
Garantire la completa tracciabilità del prodotto tramite l’indicazione dell’origine del frumento in etichetta per pane, pasta e biscotti.
Rendere obbligatoria e non facoltativa la comunicazione delle scorte da parte degli operatori commerciali ed industriali in modo da avere dati oggettivi e verificabili, rendere più trasparente la valutazione di mercato ed approntare un bilancio previsionale affidabile della nuova campagna di commercializzazione.
Sburocratizzazione e maggior efficienza delle agenzie di pagamento nazionale e regionali (Agea, Artea).
Accelerare, snellire e semplificare le attività di controllo delle produzioni del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (Sian).
Controllo qualitativo obbligatorio di tutti i prodotti agro-alimentari importati.
Fra le misure urgenti – aggiungono le Cia e Confagricoltura senesi e aretine, anticipare al massimo possibile i pagamenti dei premi comunitari previsti per i seminativi; il ripianamento e consolidamento delle passività onerose per le aziende in crisi; la riduzione o dilazione contributi previdenziali per autonomi, datori e loro dipendenti.