L'avvocato difensore di 9 dei 10 agenti condannati: "Positivo che qualcuno si interessi della questione"
di Augusto Mattioli
SIENA. Silenzio assoluto alla Procura della Repubblica di Siena alle critiche del leader della Lega Matteo Salvini che ieri, in occasione della visita al carcere di San Gimignano aveva detto, a commento della sentenza di condanna di dieci agenti per concorso in tortura e lesioni in concorso nei confronti di un detenuto, che “sulla Procura di Siena ci sarebbe da dire tanto. Da David Rossi in giù, più di una cosa mi pare non abbia funzionato e non stia funzionando. Ne parlerò con il ministro della giustizia”.
Al palazzo di giustizia l’attacco di Salvini viene definito strumentale, visto è stato un giudice alla fine del processo ad emettere la sentenza di primo grado, mentre da parte della pubblica accusa c’erano state richieste di condanna più alte, rispetto a quelle comminate. La sentenza fa discutere perché stato riconosciuto il reato di tortura a danni del detenuto, riconoscimento che al leader della Lega non è andato giù.
Un commento alla visita di Salvini, dettosi solidale con gli agenti condannati, viene dal legale Manfredi Biotti, che difende nove dei dieci condannati. “E’ almeno positivo che qualcuno si interessi e abbia preso in considerazione tutta la questione. Questa situazione non porta soltanto all’esito del procedimento o alla sorte di dieci agenti ma porta a tutta la serie di situazioni collaterali: dalla gestione degli istituti, all’atteggiamento dei detenuti, a quello di altri agenti, alla organizzazione penitenziaria, che poi coinvolge la giustizia in generale. E’ una concatenazione di situazioni che richiede che qualcuno se ne interessi – sottolinea il legale -, non facendo le norme a caso come quella della tortura, o anche altre, perché si rischia di strumentalizzare questioni che non devono essere strumentalizzate”. In effetti, i problemi delle carceri sono consistenti e le tensioni interne sono forti.
“Occorre – aggiunge Biotti – che ci sia un riforma della giustizia e che ci sia un interessamento, anche perché chi sconta una pena è giusto che la sconti nel miglior modo possibile e con tutte le garanzie costituzionali, garanzie da dare nelle carceri anche a chi la deve far scontare”.