I suggerimenti dei democratici in previsione dell'apertura del nuovo anno scolastico
SIENA. Lavoriamo per ripartire a settembre in presenza. Sosteniamo gli insegnanti e gli operatori scolastici e acceleriamo su manutenzione ed organizzazione del trasporto
Dopo la fase acuta del Coronavirus, si prova a ripartire, ma senza troppa convinzione, perché la matassa più aggrovigliata del post pandemia, la scuola e la sicurezza dei ragazzi, non è stata ancora dipanata.
Siamo ancora senza vaccino, anche se ricerca e prevenzione sono in continua evoluzione. Stato, economia e mercato sono tornati attivi, ma si gira intorno al tema della precauzione e delle responsabilità. E se non ci si chiarisce sulla scuola, saremo ambigui su tutto.
Il rischio vita è governabile con la tecnica e con la volontà comune di rispettare le regole, che però devono essere possibili, concepite sulla realtà per migliorarne i contesti operativi. Precetti e mandati impossibili non servono a nessuno, perché il “si era detto” non risolve i problemi, ma scarica solo le responsabilità.
Venendo alla scuola, questa è prima di tutto comunità, con le persone e gli spazi di movimento disponibili ora, con il distanziamento sociale che sarà possibile nelle attuali condizioni. Nessun sindaco o presidente di provincia o dirigente scolastico potrà di qui a settembre rivoluzionare le cose, nemmeno con i poteri straordinari e le deroghe al codice dei contratti pubblici previsti per gli amministratori locali sino al 31 dicembre per nuovi spazi; nemmeno con l’aumento della dotazione organica del personale, che ha bisogno di tempi fisiologici per il reclutamento. Basti pensare che per gli edifici scolastici nel nostro Paese si parla di un fabbisogno di circa 40 miliardi, ma ancora gli stanziamenti certi sono nell’ordine di milioni.
Però, se si vogliono riportare davvero a scuola i nostri ragazzi, da qui a settembre si può almeno dare un impulso alla manutenzione degli spazi, non più frequentanti dagli alunni dai primi di marzo, per migliorare l’accoglienza e la compresenza in ogni plesso; oltre ad affrontare l’organizzazione del trasporto scolastico. Perché è chiaro che con la responsabilità di tutti sarà possibile impostare al rientro solo un atteggiamento di precauzione, l’unico senso del documento del Comitato tecnico- scientifico istituito per il Coronavirus che potrà essere tradotto in azioni concrete dalla scuola italiana e locale nelle attuali condizioni.
Invece di cedere alla tentazione delle soluzioni più semplici, di scorciatoie come i turni, che non risolvono i rischi dello scambio e del contatto, lo sforzo degli enti locali proprietari delle strutture insieme alle scuole deve essere quello di migliorare al massimo ciò che c’è, la condizione attuale degli edifici, delle infrastrutture digitali e del servizio, insieme a condividere con i cittadini un patto serio di responsabilità collettiva che creda realmente nella ripartenza della scuola, nel valore della formazione in presenza, perché questa è la garanzia della crescita dei ragazzi e del loro futuro, dell’uguaglianza formativa contro la dispersione scolastica, alta anche nella nostra Città. Le istituzioni e le organizzazioni devono promuovere un patto di cittadinanza che protegga la scuola dalla burocrazia della responsabilità e sostenga insegnanti e operatori, accettando come genitori e come cittadini anche i rischi di riportare i ragazzi a scuola, che ci possono stare, senza essere pronti a priori a trovare le colpe dell’imprevedibile. Senza questo patto non ci sarà ripresa reale né della scuola né della società.
Se dopo la pandemia nulla sarà come prima, almeno cambiamo le cose che non sono andate sin qui sulla scuola: proteggiamo l’autorevolezza degli educatori e l’autonomia della didattica, l’adeguatezza delle risorse e delle strutture che si devono dedicare alla scuola pubblica, come alla sanità pubblica e alla ricerca. Su questo dobbiamo e vogliamo cambiare. Per questo, dopo che i ragazzi saranno tornati in classe, non ci scordiamo di nuovo della scuola e dei suoi bisogni: sarà proprio da settembre che saranno utili i poteri straordinari degli amministratori locali, per programmare ed attuare seri miglioramenti strutturali e nuovi edifici in aree distanziate e raggiungibili, con stanziamenti nazionali straordinari chiari e coerenti ai bisogni.
Siena ha la filiera educativa scolastica completa, dai nidi alle università e alle alte specializzazioni, e in questo passaggio ha l’occasione di migliorare il proprio sistema formativo ed accrescere un determinate competitivo per tutti noi.
Alessandro Masi
Capogruppo PD in consiglio comunale a Siena