SIENA. Nell’ambito della richiesta d’archiviazione del Pm di Genova del procedimento nei confronti dei tre Pm che hanno seguito fin dall’inizio la vicenda di David Rossi, Nicola Marini, procuratore della Repubblica di Siena facente funzione, interviene con una lunga nota.
“E’ chiara la convinzione della Procura di Genova che non è mai stato commesso alcun reato da parte dei Pm senesi. Le risultanze investigative hanno escluso in modo categorico che i Pm abbiamo anche minimamente alterato o falsato alcunché, avendo compiuto atti che rientravano nell’esercizio delle loro funzioni”.
Marini puntualizza (in merito al verbale di primo accesso all’ufficio di Rossi durante il quale i Pm avrebbero spostato oggetti senza poi redigere alcun verbale) che su questo punto “la richiesta di archiviazione è lapidaria“. Il magistrato riporta nella sua nota il passo della richiesta di archiviazione e nel quale il Pm di Genova scrive che “l’indagine ha permesso di accertare che tutto quello che è stato rinvenuto nel corso del sopralluogo è stato acquisito agli atti procedimento e quindi nulla è stato occultato”.
Su foto e filmati che sarebbero spariti dal fascicolo della procura di Siena “emersa – ricorda Marini – nella trasmissione Non è l’arena”, nella nota fa presente che “tali foto e filmati non erano stati trasmessi dalla Questura alla Procura alla quale avevano inviato le foto migliori”. La stessa procura di Genova fa notare Marini scrive “che non v’è stata alcuna sottrazione di materiale fotografico”.
Altro tema affrontato da Marini è la cancellazione di immagini da una pendrive di due persone che uscivano dalla banca. Una cancellazione che secondo Genova risale a prima che la pendrive “venisse trasmessa dalla questura di Siena alla Procura.
“Le due persone – sottolinea Marini – erano due dipendenti della banca, interrogate dalla procura di Genova considerate estranee rispetto alla vicenda”. Marini riguardo ai “pretesi festini”, di cui si è parlato a lungo in questa vicenda, scrive che “la richiesta di archiviazione ribadisce il giudizio sia intrinseco che estrinseco del soggetto che ne aveva parlato. Ciò a tacere del fatto che nei confronti dello stesso teste sono state presentate svariate querele per diffamazione”.
L’ultima osservazione nella nota di Marini verte su “l’uso della parola manipolare nell’azione dei magistrati. Manipolare, tra le varie accezioni indica un’azione diretta ad alterare o a falsare i dati, mentre le risultanze investigative hanno escluso in modo categorico che i Pm abbiamo anche minimamente alterato o falsato alcunché, avendo compiuto atti che rientravano nell’esercizio delle loro funzioni”.