Ul lungo applauso ha salutato l'intervento di Giuliano Amato
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di Augusto Mattioli
SIENA. Un lungo applauso ha concluso la conferenza per la giornata della Memoria tenuta nell’aula magna dell’Università da Giuliano Amato, attuale giudice della Corte costituzionale.
Una scelta quella dell’ateneo sulla quale ci sono state voci contrarie, per quanto riguarda il suo ruolo passato, a partire da Banca Mps. Ma né prima né durante né dopo la conferenza Amato è stato contestato. Del resto lui stesso ha evitato di parlare con i giornalisti, che avrebbero potuto fargli domande non gradite e fuori dal tema della Giornata.
Il prolungato applauso dei presenti (molti gli studenti universitario e liceali), si può leggere come un tributo commosso alle vittime dei campi di sterminio. Il rettore Francesco Frati ha chiesto al termine degli interventi, il suo, quello di Amato, quello di Roberto Orvieto, in rappresentanza della comunità ebraica, se ci fossero domande. Nessuno ha chiesto niente. Ciò di cui ha parlato il professore probabilmente ha bisogno, in particolare nei giovani, di una riflessione e di molta informazione.
Il 27 gennaio, giorno in cui i russi entrarono nel campo di sterminio di Dachau “è una data spartiacque – ha sottolineato Amato – magari c’era la consapevolezza che qualcosa era accaduto, ma nessuno aveva ancora visto niente”. Una data importante quel 27 gennaio “perché allora nacquero i concetti di dignità, di uguaglianza tra gli uomini: quelli che nei campi di concentramento erano considerati animali. E raramente gli animali erano trattati come quegli uomini”. Come è stato possibile che sia accaduto ciò che è accaduto? Una domanda che si è posto Amato ma che molti si fanno ancora. Perché quelle leggi razziali del 1938 che molti professori delle università accettarono senza troppi problemi, anche per interesse, e “voltandosi dall’altra parte”? Ma del resto lo stesso fecero anche i molti italiani che riempivano piazze osannando Mussolini. Ma ci furono eccezioni di persone che non hanno accettato di farsi trascinare dall’onda del razzismo. Amato ha parlato di assuefazione alla propaganda, per cui passo dopo passo si è arrivati ad escludere le persone da una comunit solo perché di nascita ebraica.
E’ sperabile che l’incontro di stamattina possa essere da stimolo ai giovani per riflettere su un periodo, il ventennio fascista, su cui il nostro paese non ha fatto ancora davvero i conti. Può servire ciò che ha detto Roberto Orvieto quando ha sottolineato che “trasmettere i fatti del passato, le persecuzioni, casa Savoia che accettò le leggi razziali… è un dovere verso le generazioni che non li hanno vissuti”.