Il rettore Frati: “'L'analisi svolta ha riguardato docenti, studenti, personale e organi di gestione e sarà utile per promuovere azioni che assicurino le stesse opportunità di partecipazione e di carriera in Ateneo”
“Anche la parità di genere è tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati dall’Agenda 2030 dell’Onu e quindi in realtà questi due bilanci sono collegati – commenta il rettore dell’Ateneo Francesco Frati -. L’analisi della distribuzione di genere nelle diverse componenti dell’Ateneo – docenti, studenti e personale tecnico-amministrativo – e nella presenza negli organi di gestione è stata molto utile e ci permetterà di individuare e promuovere azioni che assicurino le stesse opportunità di partecipazione e di carriera in Ateneo”.
Il gruppo di lavoro ha utilizzato il modello e gli indicatori proposti dalla Crui, a cui ha aggiunto indicatori propri rilevanti per disporre di un quadro aggiornato in tempo reale dell’equilibro di genere nella composizione dei principali organi, conoscere più a fondo l’istituzione, ma anche per valutare politiche e programmi da attuare rispetto a eventuali criticità.
Per quanto riguarda il personale docente e ricercatore è emerso un evidente gender gap tra i docenti ordinari e associati, con una forte prevalenza maschile: 132 uomini contro 36 donne tra i professori di prima fascia, rispettivamente il 78,6% e il 21,44%, e 185 uomini contro 94 donne tra i professori di seconda fascia, rispettivamente il 66,3% e il 33,7%. Tra i ricercatori si assiste invece a una inversione di tendenza rispetto ai docenti, con una piccola percentuale di donne maggiore rispetto agli uomini, che sono 135 contro 128 uomini, il 51,3% rispetto al 48,7%.
Anche i dati sul corpo docente e ricercatore più giovane, sotto i 35 anni, mostrano una prevalenza femminile (51 donne rispetto a 43 uomini), mentre il divario aumenta nella fascia di età sopra i 54 anni (124 donne contro 258 uomini). “Questo dato rappresenta in maniera inequivocabile come la disparità sia anche nel nostro ateneo pesante eredità dei decenni passati e come, viceversa, la cultura e la sensibilità nei confronti della parità di genere nel contesto accademico si stiano progressivamente affermando e in particolare tra le generazioni più giovani”, commenta la professoressa Coluccia – . A conferma di ciò, l’equilibrio di genere nelle ultime procedure di reclutamento viene maggiormente rispettato.
Per quanto riguarda gli ambiti di ricerca la componente maschile è prevalente e decisamente marcata in alcuni settori come Engineering and Technology, mentre in altre aree il gender gap si avvicina a una situazione di equilibrio, come nel caso di Humanities and Arts.
Passando alla popolazione studentesca, l’analisi ha riguardato la composizione e la performance negli studi degli iscritti ai corsi di laurea triennali, magistrali e a ciclo unico. “Qui l’indicatore di femminilità offre una migliore prospettiva rispetto al superamento del gap – prosegue la professoressa Coluccia – con 34 corsi di laurea su 71 nei quali le studentesse sono maggiormente rappresentate rispetto agli studenti. I corsi di studio a prevalenza femminile o neutra risultano nettamente maggioritari rispetto a quelli a prevalenza maschile.
Mentre ormai è consolidata la presenza delle studentesse in alcuni corsi come quello di Medicina e Chirurgia – spiega la professoressa – , in altre aree, come quella Economica, la componente maschile è ancora molto forte, un fenomeno simile a quello riscontrato tra i docenti nei settori delle geo-scienze, della fisica e dell’ingegneria. L’analisi dal 2014 a oggi conferma la tendenza a una graduale attenuazione del divario di genere, ma resta fondamentale perseguire politiche di attrattività nei confronti delle studentesse per velocizzare questo processo”.
Per quanto riguarda il voto di laurea, i migliori risultati sono ottenuti dalle studentesse che si laureano con lode nel 29% dei casi contro il 26,6% degli studenti. Nei corsi di laurea triennale e specialistica gli abbandoni femminili sono maggiori rispetto a quelli maschili, un fenomeno che l’Ateneo approfondirà per evidenziarne eventuali implicazioni di genere e prevedere azioni per sostenere la conclusione degli studi delle studentesse.
Nel Bilancio di genere è presente anche l’analisi del personale tecnico e amministrativo dell’Ateneo dove forte è la componente femminile, il 65,9% rispetto al 34,1%, ma con chance di progressione di carriera inferiori rispetto a quelle degli uomini, dimensione più evidente nella governance delle figure apicali: direttore generale, direttore generale vicario e dirigente.
Il documento si conclude con l’analisi della composizione di genere delle principali cariche accademiche dell’Ateneo, che riflette la minore presenza delle donne nelle posizioni apicali della carriera scientifica e negli incarichi istituzionali e di governo, in particolare nella direzione dei Dipartimenti, nel coordinamento dei Dottorati e nel Senato accademico (13 uomini contro 5 donne). Viceversa, la composizione del Consiglio di Amministrazione, per lo più di designazione rettorale, presenta un’equilibrata rappresentazione di uomini e donne (6 e 5, rispettivamente).