Il progetto di ricerca dell'Ateneo è finanziato dalla National Geographic Society
GROSSETO. Dopo un anno di fermo a causa della pandemia, sono riprese ieri le indagini dell’Università di Siena nella Grotta di Cala dei Santi (Grosseto), una cavità naturale che si apre in un suggestivo scenario a picco sul mare sulla costa del Monte Argentario e che costituisce uno dei siti preistorici più importanti della Toscana e dell’Italia, conservando al suo interno tracce di frequentazione dell’uomo di Neanderthal.
Scopo di questa missione, guidata dal geologo Ivan Martini e dall’archeologo e direttore dello scavo Vincenzo Spagnolo del Dipartimento di Scienze fisiche, della Terra (Dsfta) dell’Ateneo senese, sarà quello di indagare gli aspetti geologici, stratigrafici e sedimentologici della cavità naturale e della successione sedimentaria presente al suo interno. La missione porterà nuovi dati utili per comprendere le probabili cause che hanno contribuito alla scomparsa dei Neandertaliani in Toscana ed in tutta la penisola italiana e alla successiva comparsa degli uomini moderni.
Lo studio si svolge all’interno del progetto di ricerca finanziato dalla National Geographic Society dal titolo “The key role of cave and shelter clastic successions in defining the replacement of Neandertals by Modern Human”, ideato e guidato dal professor Ivan Martini. “Il progetto è iniziato nel settembre 2019 e nella prima fase ha riguardato lo studio di alcuni siti dell’Italia meridionale e ha portato alla pubblicazione di articoli scientifici su riviste internazionali – spiega il professor Martini – . In questi lavori, l’approccio geologico abbinato ai dati archeologici ha permesso di comprendere meglio le dinamiche di formazione e occupazione dei siti in questione, portando anche all’identificazione di fattori geoambientali ad alta risoluzione temporale che potrebbero aver contribuito ad alcuni cambiamenti nell’assetto degli accampamenti paleolitici”.
In questa fase la ricerca sarà focalizzata sui siti della Toscana, di cui Grotta di Cala dei Santi rappresenta un unicum. Il team multidisciplinare è costituito anche da altri ricercatori del Dsfta – tra i quali i professori Adriana Moroni e Francesco Boschin e i dottori Clarissa Dominici, Matteo Rossini e Sem Scaramucci – e si avvale della collaborazione di studenti del Corso di laurea triennale in Scienze geologiche e del Corso di laurea magistrale in Geoscienze e Geologia applicata dell’Università di Siena, che avranno la possibilità di svolgere il loro tirocinio in uno scenario suggestivo e di vivere la ricerca scientifica condotta sul campo in un ambiente inusuale.
Le attività di ricerca guidate dal Dsfta sono svolte in concessione alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo con il supporto logistico de Vigili del Fuoco di Grosseto e della Croce Rossa “Costa d’Argento” e con il contributo economico del Comune di Monte Argentario, di Coop Unicoop Tirreno di Orbetello e della Banca di Credito Cooperativa di Castagneto Carducci.
nelle foto:
– il gruppo di lavoro nella Grotta Cala dei Santi, insieme ai Vigili del Fuoco di Grosseto, che collaborano per le operazioni logistiche
– veduta dall’interno della Grotta di Cala dei Santi (credits Stefano Ricci), foto vincitrice del premio Wiki Science Competition 2019