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di Augusto Mattioli
SIENA. “La strada sembra quella dello spezzatino. Siamo qui per dire no”. E’ netta la posizione di Tommaso Marrocchesi Marzi, candidato del centrodestra alle elezioni suppletive nel collegio 12 Toscana della Camera, riguardo al futuro di Banca Mps, commentando la disponibilità di Unicredit a trattare con il Mef.
Un “no” pronunciato questa mattina in un conferenza stampa svoltasi in piazza Salimbeni. E confermato anche dal commissario provinciale leghista Guglielmo Picchi, che se l’è presa con la Fondazione per l’accordo transattivo con Banca Mps, alla quale aveva chiesto l’ìmpossibile cifra di 3,800 miliardi, ottenendo da Mps (dove il Mef ha la maggioranza delle azioni), 150 milioni.
“Il mio – ha voluto precisare – non è un attacco alla Fondazione – ma per dirle che si deve occupare della città. Quando fu costituita valeva 11 miliardi, era il patrimonio dei senesi. Credo che tutti i senesi della deputazione amministratrice e lo stesso presidente abbiano a cuore le sorti della città, dell’economia e dell’occupazione. Se vogliono andare su questa transazione di 150 milioni si può procedere ma condizionandoli agli sviluppi che ci sono sulla banca”. Picchi ha sostenuto che con Mps “c’è un accordo in linea di principio, senza sapere tempi di erogazione, come vengono erogate, in azioni o cash, sappiamo che è prevista una parte di patrimonio artistico. La Fondazione deve chiarire non tanto al sindaco ai partiti politici ma alla città: 150 milioni in assenza di chiarezza su come è la loro composizione e con la prospettiva di spezzatino in banca sono assolutamente una sconfitta ma non per chi ha fatto la trattativa o chi ha dato una mano a sostenerla (compreso il sindaco De Mossi ndr) ma una sconfitta per la città. Perchè negoziare 150 milioni per dare il via libera allo scippo della banca alla città è una cosa indegna. E’ questo il punto politico.
In sostanza, secondo il ragionamento del commissario leghista l’accordo sui 150 milioni (tutti cash secondo fonti della Fondazione), ha aperto la porta alle trattative con Unicredit. In ogni caso viene da dire però che anche con una somma superiore la porta si sarebbe aperta ugualmente. Irrealistico pensare che la richiesta della Fondazione di 3,8 miliardi potesse essere soddisfatta.
Ma Picchi ha aperto un altro fronte puntualizzando che questo accordo “ancora non è passato dalla Deputazione generale, per cui chiedo che il presidente della Fondazione Rossi abbia il coraggio di andare a trovare i voti e farsi approvare l’accordo”. Bisognerà leggersi bene lo statuto per vedere se la Deputazione generale tra le sue competenze ha quella di approvare un accordo del genere, essendo l’organo di indirizzo, o il compito semmai spetti alla deputazione amministratrice che all’articolo 11 dello statuto nel comma D deve “autorizzare le azioni giudiziarie ed il recesso dalle azioni stesse; autorizzare transazioni giudiziali e stragiudiziali nonché il deferimento ad arbitri di speciali questioni”.
Marrocchesi Marzi, nel suo ragionamento con il quale ha aperto la conferenza stampa, ha sottolineato una serie di elementi, collegandoli insieme e prefigurando una strategia unica in tutta questa storia. “In cui ci sono alcune strane coincidenze. Le dimissioni di Padoan da parlamentare per diventare presidente di Unicredit, quella di un candidato del Pd (Letta ndr) che cerca le sponde di Italia viva e 5 Stelle, quella della Fondazione Mps che chiude, non so se in maniera frettolosa, un contenzioso potenziale per una cifra (150 mln) decisamente non proporzionata all’entità del contenzioso. Poi improvvisamente si ha la notizia dell’apertura di una dataroom di Mps a favore di Unicredit per l’acquisizione, da quello che abbiamo letto, semplicemente della parte sana della banca, che è il centro nord e il nord est”. Marrocchesi Marzi ha posto quindi alcuni interrogativi. “Prima di tutto quanto costa questa operazione all’erario? Quanto costa all’economia senese questa ferita mortale per il nostro territorio in una situazione che ci vede da anni privi di un piano di sviluppo del pil? Quanto costerà al tessuto sociale della città e del suo collegio allargato 12? E, inoltre, cosa succede alla direzione generale di Siena? E che cosa a quegli altri sportelli, agenzie e strutture della banca che per vari motivi rappresenterebbero un peso anche ad un Mps ridotto? Quindi – ha aggiunto Marrocchesi Marzi – si apre il tema di una banca del sud in uno schema politico, con dichiarazioni che appartengono al Pd, e che non è nell’ambito del centro destra, che non trova altro che il mio netto, fermo, leale, ostinato punto contrario”.