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di Augusto Mattioli
SIENA. Sono stati il gonfalone del Comune di Siena e la poltrona vuota riservata al sindaco Luigi De Mossi gli oggetti più fotografati alla cerimonia d’apertura dell’anno accademico dell’Università per stranieri. Presenti invece tutte le altre autorità, compreso il presidente della Regione Tscana Eugenio Giani.
Un’assenza quella del sindaco civico che è forse il segno che l’appartenenza ad una parte politica di diversa estrazione da quella del neorettore Montanari è più importante del ruolo di rappresentante di una comunità cittadina. Montanari non ha fatto polemiche sull’assenza del sindaco (che aveva fatto un gesto analogo anche con l’università di Francesco Frati) ed ha seguito il filo del proprio discorso: “Siamo profondamente grati all’amatissima città di Siena e alle sue istituzioni: qua oggi tra noi rappresentate dalla Balzana, dal gonfalone civico che salutiamo con deferenza e affetto. E desidero inviare il saluto più rispettoso al sindaco di Siena che ha scelto di non essere presente tra noi”.
Ad una nostra richiesta di capire i motivi dell’assenza del primo cittadinoci è stato risposto che De Mossi non avrebbe rilasciato alcuna dichiarazione in merito.
Montanari ha tenuto una relazione all’insegna dell’antifascismo non di comodo, che fa capire chiaramente da che parte sta il neo rettore. Nel suo programma di mandato ha inserito l’impegno di dedicare ai dodici professori che non giurarono fedeltà nel 1931 al fascismo dodici aule dell’ateneo. Persone che non piegarono la testa pagando di persona.
Montanari ha parlato con i giornalisti e anche “en passant” nella sua relazione della “vicenda Foibe”, sottolineando come “nelle scorse settimane, pur avendo espresso un punto di vista culturale, per avere ammonito sulle conseguenze della manipolazione politica della storia, per avere denunciato la strumentalizzazione politica delle vittime delle Foibe, ho dovuto subire un accanito linciaggio mediatico”.
Tornando alla poltrona vuota, a nostro parere, De Mossi perso l’occasione per iniziare un serio confronto con una persona dalle idee molto diverse dalle sue, non solo sulle Foibe. E che avrà un ruolo importante nella vita della città.