di Massimo Castagnini
SIENA. Caro Augusto, vorrei riconoscerti di aver fatto una considerazione importante. Finora non c’è stato un confronto efficace fra candidati: prevale la sterile propaganda, o peggio… Se mi consenti, e me lo consente la volitiva e brava direttrice della tua testata, vorrei commentare per i vostri lettori i cinque capoversi del tuo editoriale…
Gli incontri con i “magnifici sette” candidati alla carica di sindaco di Siena non portano niente di nuovo nel dibattito politico, di cui la città avrebbe invece un gran bisogno.
E’ esatto. Non dovrei essere io a dirlo, ma lo confermo: il livello è basso, la preparazione non elevata. Non intendo ulteriormente prestarmi a scegliermi una marionetta o individuarmi in un pronome. Il tuo articolo mi dà la possibilità di dire che d’ora in poi accetterò ogni invito per cortesia, ma limiterò la mia permanenza e i miei interventi ai soli argomenti politico-amministrativi pertinenti la trasmissione. Se mi alzerò prima della fine non sarà per arroganza, ma perché riterrò di non aver altro da aggiungere e con il desiderio di lasciare spazio agli altri colleghi.
I candidati si mantengono sulle generali senza scoprire troppo le loro carte per non fare passi falsi, senza un guizzo, anche perché le domande (forse pure per scelta di chi organizza dibattiti), non sono particolarmente stimolanti.
Mah, oggi sono cambiate molte regole comunicative. Diciamo che ciascuno tenta di raccontare la propria storia con maggiore o minore sincerità, con maggiore o minore aiuto di collaborazioni e piattaforme. E’ chiara l’evidenza fra chi come me accetta questi confronti mentre mi preparo a governare la città e chi ci partecipa per fare una battaglia di identità e presenza a beneficio del proprio simbolo. Ah, a proposito, lunedì 20, ai Mutilati, ore 18, presento il programma. Ci venite?
Sta quindi ai giornalisti senesi che intervistano i candidati il compito di “provocare” davvero i candidati sui temi della loro (eventuale) futura amministrazione, sulla loro visione di città.
Quello che mi ha spinto a scriverti oggi è la giustezza delle tue considerazioni, che erano uguali a ciò che stavo pensando. Credo che i tuoi colleghi giornalisti debbano sempre ricordarsi due cose: a) di trattarci con rispetto perché una candidatura nasce sempre dal sacrificio e non deve essere spunto per ironia; b) esser consapevoli che a volte una domanda è più bella della risposta e la nostra Società ha bisogno di bravi giornalisti.
La modalità di svolgimento dei dibattiti, a quanto pare, sta stretta anche ai giornalisti come emerge dalle dichiarazioni di Pino Di Blasio, moderatore che lamenta la scarsa propensione in questo scorcio di campagna elettorale a parlare di problemi.
Il fatto che abbia sentito la necessità di scriverci un editoriale dimostra l’assoluta centralità della sua persona e della sua testata in questa campagna elettorale. Alla fine avrà una propria responsabilità sugli esiti, ne sono sicuro. A lui vorrei porre solo una domanda, non è Pino che la tua insoddisfazione nasce invece dal tuo proponimento di essere equanime a prescindere e abbassi il livello delle tue domande per far figurare tutti allo stesso modo?
Piuttosto, in questo periodo c’è chi, invece, si ingegna a trovare le possibili magagne – anche personali – dei candidati (compresi quelli delle liste). In sostanza, si gioca a tirare le cosiddette cartate…
Direi che bisognerebbe provare a credere che il nostro Ordinamento giuridico abbia un valore… Ai cittadini impone limiti alla candidabilità e ai candidati impone – elezioni trasparenti – l’obbligo di rendere pubbliche particolari informazioni riguardo a identità, carriera e patrimonio. Cosa che l’etica caldeggia sempre comunque. Lo sfrucugliamento nel passato di una persona porta a “cartate” come dici tu, ma fini a se stesse, buone solo ad avvelenarsi il sangue. Comunque io l’ho già detto: non mi farò trascinare in alcuna polemica né promuoverò sterili accuse verso alcuno. Dice bene Virgilio nel terzo canto dell’Inferno.