SIENA. (a. m.) La Fondazione Monte dei Paschi chiederà oltre trecento milioni di risarcimento nella causa civile nei confronti dell’ex presidente di Banca Mps, Giuseppe Mussari, dell’ex direttore generale Antonio Vigni e di Banca Nomura riguardo il mandate agreement dal quale è nata l’inchiesta sul contratto di ristrutturazione del derivato Alexandria tra Mps e la Banca Nomura.
Lo ha annunciato questa mattina Marcello Clarich, presidente della Fondazione, in occasione della presentazione del documento programmatico previsionale del 2016 approvato oggi dalla deputazione generale.
“Lunedi 2 novembre – ha detto Clarich- presenteremo una memoria con la richiesta di risarcimento al tribunale civile di Firenze. Dalle varie azioni che abbiamo intrapreso in sede penale e civile vogliamo ottenere il massimo ristoro possibile. Noi procediamo – ha aggiunto – con la massima determinazione nelle sedi che abbiamo prescelto per avere risultati migliori per l’aumento del nostro patrimonio. La nostra strategia è quella di massimizzare la possibilità di ottenere vari risarcimenti per rimpolpare il nostro patrimonio”.
Per quanto riguarda la banca, Clarich ha risposto: “Lasciamo lavorare in pace la banca e poi vediamo”., sottolineando anche che la Fondazione Mps, attualmente con l’1,49 del capitale azionario di banca, “non è più un socio determinante”.
Passando alla situazione della Fondazione è in calo nel 2015 il patrimonio netto, oggi a circa 520 milioni, rispetto ai 532 del 2014. Una somma al netto delle oscillazioni riguardanti le gestioni patrimoniali il cui andamento come ha detto il direttore amministrativo della Fondazione, Marco Forte, “sarà valutato a fine anno. In quella sede verrà fatta anche una valutazione sul valore della quota della Fondazione in Banca Mps“.
Sulla liquidità della Fondazione per Clarich incide “uno zaino pesante di debiti pregressi da erogazioni ereditate pari a circa 23,5 milioni. Nel 2014 il debito era pari a 57,6 milioni e abbiamo provato in molti casi a rinegoziare le erogazioni”, ha spiegato, aggiungendo che il debito “sarà estinto entro il 2018”. Il presidente ha poi sottolineato che quelle erogazioni pregresse, perlopiù risalenti a prima del 2010, “oggi non supererebbero i test e i criteri di assegnazione”.