Non bisogna incolpare solo le nuove generazioni

di Paola Dei
SIENA. Sempre più frequentemente si sente parlare di stupri di gruppo messi in atto da parte di ragazzi ventenni o trentenni su ragazze spesso più giovani. Ci sono molte teorie che tentano di spiegare questo fenomeno e che toccano in alcuni casi gli aspetti patologici di chi adotta questi comportamenti, in altri casi l’odio verso le donne, in altri ancora l’abuso di alcool e droghe. In mezzo a tutto questo si fa avanti anche la teoria di un gene trasmesso da predecessori arcaici.
Non c’è al momento una risposta univoca ma in tutti i casi l’atto non scaturisce mai dal desiderio passionale o dal desiderio sessuale, quanto piuttosto dal desiderio di sottomettere l’altro, in sintesi dal desiderio di potere. Aspetto comune a tutte le situazioni. Questo non può non farci porre domande su ciò che viene trasmesso alle generazioni future, senza fermarsi soltanto a giudicare.
La questione infatti, a questo punto non è più individuale o familiare, non ë più un affare privato, ma un reato contro la persona e diventa sociale, riguarda qualsiasi forma di violenza, sia essa fisica o psichica. E non ha nulla a che vedere con il credo politico, il sesso, la razza, il credo religioso, l’estrazione sociale.
La violenza in qualsiasi forma venga messa in atto determina un costo sociale altissimo in termini di emancipazione, benessere, educazione, salute, perché impedisce alla società stessa di progredire e trasmettere modelli incentrati sul rispetto e non sulla prevaricazione che spesso si annida in interstizi sociali insospettabili, manifestandosi per lo più nelle situazioni del quotidiano con il tentativo di sminuire persone che hanno il solo torto di essere forse belle, forse intelligenti, forse portatrici di valori veri, o che forse semplicemente credono nella meritocrazia e hanno scelto percorsi di vita che esulano da meccanismi di potere, da scorciatoie e da ambiguità. Come rileva un interessantissimo studio, l’accanimento é verso coloro che sembrano avere qualcosa in più e accade che spesso siano le donne ad istigare gli uomini verso altre donne. Abbiamo purtroppo un numero sterminato di situazioni di questo tipo, basta guardare i fatti di cronaca succedutisi negli anni.
Questo tipo di violenza si rafforza nel gruppo, che in questi casi non é più gruppo ma diviene branco, ed è un fenomeno sfuggente che porta lontano da se stessi e impedisce quel sano viaggio nell’interiorità, operazione tutt’altro che semplice che viene spesso banalizzata ma che invece richiede coraggio, per far chiedere a chi mette in atto queste dinamiche perché abbia bisogno di mortificare la competenza e la meritocrazia in virtù del potere, come mai siano assaliti da una forma di cannibalismo predatorio che porta al desiderio irrefrenabile di desiderare ciò che è dell’altro.
Certo é più semplice ribaltare le situazioni e non entrare nell’interioritá e in questo passaggio il gruppo é funzionale, deresponsabilizza e risparmia qualsiasi conflitto interiore e senso di colpa e la strada si popola di persone che disseminano metaforici cadaveri senza che mai nessuno si senta assassino, negando i sentimenti piuttosto che diventare costruttori di un mondo migliore.
Di solito alla base c’è un sè grandioso che maschera una bassa autostima, un vuoto interiore profondo, mancanza di empatia, incapacità di guardarsi dentro, creazione di situazioni sperequate, seduzioni, manipolazioni attraverso le quali vengono proiettate sull’altro le responsabilità che giustificano esclusioni che sono l’esatto contrario dell’inclusività. Il “femminicidio” o lo “stupro fisico” diventano soltanto l’iceberg di questi modelli e purtroppo ci si indigna solo di fronte a questi casi eclatanti.
Spesso accade anche che venga fatto del bene a chi é ritenuto distante o per età o per condizione economica o per condizione sanitaria e che venga invece presa di mira una persona solo perché scatena vizi capitali come l’invidia. E non è sufficiente poi incipriarsi il naso per coprire la bruttura e nascondersi dietro i presunti difetti altrui. Anzi, questo comportamento schizofrenico, non fa bene alla società e crea confusione sia nel pensiero che nelle emozioni.La nostra società tendente più all’apparenza favorisce purtroppo chi nega i sentimenti e non premia la vera umanità. Apparenza, stereotipi, arroganza interiore connotata da insensibilità, prevaricazione, dinamiche di potere, doppi messaggi, distruttivitá, donne che istigano uomini all’odio verso altre donne. Questo è il quadro che viene proposto al futuro e non va certo omesso che chi si schiera con questi comportamenti è correo di stupro psichico o sociale fra le cosce del mondo occidentale. Per questo amore é meglio non cantare, recitava Proietti, perché, anche se il fenomeno all’esterno è sommerso, all’interno è presente e chi lo mette in atto favorisce, incita e lascia ai posteri una società di stuprati o stupratori senza vie d’uscita da questi due modalità di interagire, dove i rapporti fondati sul rispetto reciproco diventano sempre più un sogno lontano.
Prima che il vuoto tutti ci divori, che venga, venga presto il tempo in cui ci si innamori.