... gli uomini che disprezzano le donne
di Silvana Biasutti
SIENA. Tutto avrei pensato di fare, fuorché correre in soccorso di Rosy Bindi. Non che la Rosy Bindi abbia bisogno di essere aiutata in alcunché, ma la dichiarazione con cui De Luca “stigmatizza” – si fa per dire – la propria classificazione nella categoria degli ‘impresentabili’ da parte della Commissione Antimafia presieduta appunto dalla Bindi la dice lunga sul livello culturale e sulla civiltà testimoniata dai personaggi che recitano sul palcoscenico della nostra politica.
Devo confessare che De Luca l’avevo ammirato a Salerno; cioè avevo ammirato Salerno, qualche anno fa, i risultati dell’amministrazione De Luca (che allora non piaceva al suo partito). La città era piacevolissima, come può essere piacevole solo il nostro Sud, e aveva in più anche un aspetto pulito e funzionante. Certo che in pochi giorni non si può che avere una percezione ‘turistica’ e un po’ superficiale in una visita a una città, tuttavia l’impatto era stato positivo e mi confermava il pensiero un po’ malizioso e non nuovo che chi ‘faceva’ non piaceva (al partito, a quel partito), se non faceva obbedendo ai dictat della segreteria.
Questo inciso dimentica volutamente le notizie apparse successivamente sulla stampa nazionale, dove ho letto di un De Luca davvero lontano dall’impressione che mi fece Salerno nei giorni in cui l’avevo visitata.
Ma questa “uscita” del presidente della Campania – di cui ho anche ascoltato alla radio il digrignare – uscita che non ripeto perché certe frasi repellenti non vanno ripetute, è davvero pronunciata contro una persona in quanto donna. Qualcuno potrebbe obiettare che non c’è alcuna traccia di quanto affermo. Tuttavia mi trovo d’accordo con una signora che non conosco – Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato –: la Bindi viene attaccata in quanto donna, e con un uomo De Luca non avrebbe osato usare certe espressioni.
In realtà, la signora Valeria Fedeli, in un’intervista sul Corriere della Sera, cita anche l’approccio di Silvio Berlusconi, che a suo tempo definì Rosy Bindi “più bella che intelligente”.
Ebbene, nonostante Berlusconi sia censurabile per quella definizione, io trovo che la sua spiritosaggine (un po’ da bar, come gli è capitato più volte) sia certamente volgare, ma non contenga l’aggressione fisica, di cui ho sentito l’odore (il puzzo) nell’attacco di De Luca.
Entrambi gli episodi però sono la spia dell’immaturità tipica del nostro paese, qualcosa di irrisolto che viene da lontano.
Da non femminista, da donna che non ha mai immaginato di dover sfilare minacciando che “le streghe son tornate”, ho sempre pensato – sin dai miei anni giovani – di dover (di aver diritto e dovere) vivere alla pari con le altre creature, indipendentemente dagli impegni legati al mettere al mondo figli (o al non farlo, a mia scelta). Non mi ha sfiorato mai il dubbio di dovermi sforzare per “essere alla pari”, di dover costringere la mia femminilità per lavorare e per vivere, come a nessun uomo è mai passato per la testa di ‘limare’ la propria mascolinità.
Però, dopo tanti anni vissuti senza sentirmi diminuita dal non possedere un ‘pisello’, con rammarico devo constatare che nel mio paese i cosiddetti capitani divengono coraggiosi soprattutto con le donne, e che pensano tutt’ora di poter dare libero sfogo a questo sentimento, perché sanno – come si usava dire dei fascisti, un tempo – che qualcuno correrà a spalleggiarli. Non è un caso che tante donne, che dicono “no” o che dicono “con te non ci sto più”, siano aggredite brutalmente e uccise.
Un sentimento, quello nei confronti delle donne, davvero interclassista, che infetta uomini di tutte le età e che assimila il nostro paese a quegli altri che non esitiamo a definire ‘culturalmente’ arretrati.