La delusione di una farmacista senese: "Siamo diventati telefonisti e distributori"
di Augusto Mattioli
SIENA. “Quel rapporto diretto con le persone oggi è sparito. Vuoi mettere quanto era appagante per noi farmacisti parlare con le persone che venivano da noi”. Lo dice con non poco rimpianto la dottoressa che lavora da anni in una farmacia senese che in poco tempo ha visto sparire, a causa dell’epidemia, un modo di operare con le persone, soprattutto anziani, per dare un consiglio su qualche problema per il quale non disturbavano neanche il medico di famiglia. Mancano i rapporti umani. Oggi con le mascherine quasi non ci riconosciamo più”.
“C’è molta tensione: mancano i veri rapporti umani, quando si deve stare nella farmacia a battenti chiusi con un vetro che divide dalle persone”. La farmacista con cui parliamo ha anni di esperienza per il lavoro svolto nel rapporto con le persone. E’ un dottore che fa parte della filiera che, dall’addetto alle ambulanze al primario impegnato in ospedale, ogni giorno cerca di fare star meglio le persone, anche solo con un gesto o una parola tranquillizzante. E che ogni giorno deve fare fronte alle richieste di quanti, soprattutto anziani, hanno la necessità di continuare a prendere le medicine usuali. “I farmaci – aggiunge – li portiamo anche a domicilio con ricette che vengono inviate dal medico di famiglia con i codici. Ovviamente indossando mascherina e guanti”. Non si va più negli ambulatori per averle direttamente, come accadeva solo poco tempo fa prima dello scoppio dell’epidemia.
“Ma vuoi mettere – sottolinea ancora con rimpianto – quanto era appagante il rapporto diretto con la gente che ti chiedeva consigli su cosa fare se aveva un qualsiasi problema. Ora vedo queste persone molto tristi, molto preoccupate per quello che sarà il loro futuro.“ Insomma la farmacia era, secondo il medico un luogo di consigli da dare su qualche malanno per il quale non si chiamava il medico di famiglia.. “Quelì’atmosfera familiare ora non c’è più. Ora stiamo lavorando con mascherine e guanti, senza neanche quasi vederci in faccia e riconoscendoci appena. Ma all’inizio c’era anche il problema di averle le mascherine, il gel e strumenti di protezione e questo aspetto creava altri motivi di preoccupazione“. E quelle quattro chiacchiere che si facevano durante l’acquisto delle medicine? “Sparite, volate via”. La farmacia, è comunque un luogo da cui si può capire ancora meglio l’aria che tira. “Le persone le vedo abbacchiate e provate ma comunque non abbiamo maggiori richieste di medicinali per dormire meglio”.
Un lavoro, quello della farmacia, oggi diverso, che deve fare i conti anche con tutto quanto arriva da chi decide ai vari livelli dell’amministrazione pubblica. “Io sono per la gente, a favore, sempre per aiutare, non solo come farmacista ma anche come persona. Ora sono incavolata nera per questo obbligo per noi di distribuire le mascherine della Regione Toscana di bassa qualità. La gente fa la fila e noi siamo diventati telefonisti e distributori. Per me è una vergogna e un’umiliazione”.