L'associazione commenta il piano industriale presentato dall'ad Lovaglio
SIENA. Da In Campo riceviamo e pubblichiamo.
“Il giorno uno dell’anno zero, si potrebbe chiamare così, con un po’ di azzardo, la giornata che ha visto la presentazione del nuovo piano industriale della Banca più antica del mondo. Finalmente un raggio di sole dopo una notte scura e profonda.
Sì, perché quello presentato dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio è un piano di rilancio, il primo dopo 10 anni, dopo i piani di decrescita di Profumo e Viola, dopo la mancata operazione dell’era Renzi, e dopo il tentativo di acquisizione da parte di Unicredit.
Finalmente un segnale positivo che ha il pregio di indicare una possibile strada per la rinascita, perché si possa ritornare finalmente a far parlare in senso positivo della Banca, perché si possa lavorare per il futuro e non solo sopravvivere nel presente.
Lo scenario sembra finalmente cambiato, le istituzioni guardano con favore alla ripartenza della banca, anche se non bisogna nascondersi dietro un dito, le difficoltà ci sono, per la situazione internazionale che condiziona i mercati, perché comunque il Piano deve essere ancora approvato dall’Autorità di Vigilanza europea, la quale indicherà anche quale sarà il periodo di proroga in cui lo Stato potrà rimanere azionista della Banca, perché Monte dei Paschi si ripresenta sul mercato ma nessuno dei suoi competitor sarà disposto a fargli posto.
Siamo convinti che tutto questo non possa e, soprattutto non debba, spaventare la Banca con i suoi 550 anni di storia e i suoi dipendenti che rappresentano il primo vero valore aggiunto. Monte dei Paschi di Siena è prima di tutto una famiglia, una banca nata sul territorio che, da quest’ultimo ha acquisito i valori e le peculiarità e le ha portate in giro per il mondo facendo conoscere Siena fin nei più sperduti angoli del pianeta.
Gli ultimi dieci anni di storia ci dicono che Siena unita è sopravvissuta. Adesso tutti uniti bisogna vincere e, permetteteci, questo lo diciamo in particolare a tutti coloro che 12 mesi fa avevano dichiarato che la Banca era persa e che bisognava cederla, mettendola contro la Fondazione in una battaglia inutile e fratricida. Nessuno ha la palla di vetro ma come avevamo detto allora, e ripetiamo adesso, chi conosce Siena sa che non si dà mai per vinta e lotta fino in fondo per i suoi valori, la sua dignità e il suo futuro.
Siena e la Banca sono un unicum e sono stati una storia di successo per oltre 500 anni, adesso possono ritornare ad esserlo, con dignità e forza”.