Questo secondo Piccini il risultato delle rendite di potere a Siena

SIENA. Caro Alfredo Monaci,
ho letto con attenzione il tuo recente intervento sul futuro di Siena. (https://www.ilcittadinoonline.it/economia-e-politica/siena-ideale-il-rilancio-della-citta-passa-da-un-piano-industriale-per-i-giovani/)
I temi che sollevi – dall’invecchiamento della popolazione alla fuga dei giovani, fino alla mancanza di una strategia industriale – sono concreti e meritano una riflessione seria. Ma è proprio per rispetto verso questi problemi che occorre fare chiarezza su una contraddizione di fondo: la tua analisi, per quanto condivisibile in molti punti, arriva da chi ha fatto parte per anni, anche con schieramenti diversi, di quel sistema politico che oggi viene descritto come fallimentare.
Se Siena è in difficoltà, lo è anche a causa di un modello politico fondato su rendite di posizione, su logiche di conservazione e compromesso, più che di innovazione. E questo vale per tutte le aree politiche, di destra e di sinistra: le rendite a Siena hanno avuto – e continuano ad avere – colori diversi, ma il risultato è stato lo stesso. Immobilismo, autoreferenzialità, assenza di visione.
È per questo che suona stonato evocare oggi discontinuità epocali, quando per anni non si è fatto nulla per avviarle. Anzi, una nomina in particolare riconducibile all’area politica a te vicina ha sollevato dubbi sulla conformità agli statuti dell’ente interessato. Se davvero si vuole aprire una nuova fase, sarebbe doveroso fare chiarezza anche su questo. Perché la coerenza si misura nei fatti, non nelle parole.
E per onestà, va anche detto che non sei certo il solo ad aver praticato questo metodo. A Siena esiste una vera e propria scuola di gestione del potere che si è tramandata negli anni, trasversalmente, e non è un caso se la città oggi si trova in questa situazione. Il problema è strutturale, non personale.
E allora la domanda è chiara:
sei disposto a promuovere una verifica di maggioranza e a chiedere che le posizioni amministrative oggi occupate dal tuo gruppo siano presentate dimissionarie?
Perché il cambiamento vero non si annuncia, si pratica. E passa anche dalla messa in discussione di incarichi e posizioni, soprattutto quando ottenuti secondo logiche che oggi si riconoscono come parte del problema.
Siena ha bisogno di una nuova stagione. Di chi sappia mettersi davvero in discussione, non solo criticare. Se vogliamo “capovolgere il tavolo”, allora dobbiamo prima liberarlo dalle incrostazioni del passato, da ciò che l’ha reso un luogo di rendite più che di responsabilità. Solo così sarà possibile costruire qualcosa di credibile, aperto e necessario.
Chi oggi si propone come interprete del cambiamento deve dimostrare, con atti concreti, di non voler solo cambiare i nomi, ma di voler cambiare davvero le regole del gioco. Perché, senza una rottura netta con le logiche che hanno prodotto il declino, ogni discorso sul futuro rischia di essere solo l’ennesimo esercizio retorico.
Pierluigi Piccini