Per capire come stiano realmente le cose bisogna partire da molto lontano
di Mauro Aurigi
SIENA. La maggioranza di noi “occidentali” è, molto ingenuamente e distrattamente, portata a pensare che su questo pianeta la democrazia sia ormai la regola e i regimi autoritari e dispotici siano l’eccezione, tanto che li chiamiamo Paesi in via di sviluppo. Ma le cose purtroppo non stanno così. La butto giù a naso, ma oggi degli oltre 8 miliardi di esseri umani che abitano il pianeta, solo meno di un miliardo vive in paesi a regime più o meno democratico e molti di loro purtroppo anche in democrazie deboli e traballanti.
Per capire come stiano realmente le cose bisogna partire da molto lontano, addirittura da circa 10-12mila anni fa, quando cominciò a finire la preistoria dell’uomo per essere sostituita progressivamente dalla Storia. L’homo sapiens, dal nomade che fino ad allora era stato, divenne gradualmente stanziale grazie soprattutto alla scoperta dell’agricoltura e conseguentemente della scrittura. Proprio grazie a quest’ultima sappiamo che durante quel lunghissimo periodo di 10-12mila anni, e fino ad oggi, le comunità dell’uomo sono state ininterrottamente rette da regimi politici organizzati verticalmente (oligarchie e monarchie, ossia di destra, come si direbbe oggi). La cosa non deve meravigliare, perché è nel DNA di tutti i mammiferi la costituzione di comunità gerarchicamente e rigidamente organizzate (il maschio alfa, la femmina beta, ecc.). E l’uomo non solo non fa eccezione, ma ha più di tutti gli altri mammiferi razionalizzato questo concetto.
Però l’uomo, grazie al maggiore sviluppo del cervello e quindi dell’intelligenza, ha talvolta potuto sottrarsi a questa rigida regola. Ma si è sempre trattato di fenomeni eccezionali, molto circoscritti nel tempo e nello spazio, perché violare il DNA non è cosa semplice. E soprattutto non è cosa stabile o permanente, tanto che complessivamente appena sei o settecento anni di quei 10-12mila anni di cui si diceva sopra sono stati caratterizzati da sistemi più o meno democratici (o di sinistra, come oggi si direbbe). Vado a memoria, ma anche numericamente questi episodi di sinistra sono stati modesti. In effetti io non ne riesco a individuarne più di quattro: la Grecia classica, l’Umanesimo della Civiltà comunale del basso medioevo italiano, l’Illuminismo francese e, infine, l’Occidente odierno che ne è derivato.
Pochi episodi davvero, e molto, ma molto temporanei. Però rivoluzionari abbastanza da consentire all’uomo i più importanti balzi in avanti in termini di pensiero e civiltà di tutta la sua storia.
Quello che preoccupa ora (ma a dire la verità sembra che nessuno si preoccupi) è che quei periodi di conquiste civili, che mi piace continuare a definire di sinistra, sono durati ciascuno non più di due o tre secoli prima che il nostro DNA sempre riprendesse nuovamente il sopravvento. Ciò vuol dire che anche l’Occidente in cui noi oggi viviamo non avrà sorte migliore dei periodi di sinistra che l’hanno preceduto e che quindi anche noi ripiomberemo presto nel mondo di destra che il DNA ci impone.
Non ci vuole molta fantasia per rendercene conto. Il mondo oggi è pieno come non mai di Trump, Orbàn, Duda, Erdogan, Le Pen, Meloni, Salvini, Berlusconi, Putin, Bolsonaro, Kim Jong-un, Xi Jinping, Lukashenko e decine di altri, tra sceicchi, emiri, tiranni e tirannelli che l’Occidente ha rimpinzato e continua a rimpinzare di terribili armi da guerra. Questo è un fenomeno destinato a crescere e probabilmente abbiamo già superato il punto del non ritorno.
(1.- continua)