Il silenzio della Beko perdura e la pazienza dei lavoratori è al limite
di Augusto Mattioli
SIENA. “Lo dico chiaramente: ci siamo rotti i co……i”. Non è certo l’osservazione di un sindacalista, che magari certe cose le pensa, ma non le esprime pubblicamente quando si parla della situazione della ex Whirlpool di Siena. È un operaio incontrato per il Corso, diciamo un Cipputi, come definisce gli operai l’artista satirico Altan.
A fare sbottare l’operaio, ancora lontano della pensione, è l’atteggiamento della società turca Arçelik, proprietaria del marchio Beko di cui gli operai senesi, ma probabilmente anche quelli degli altri stabilimenti italiani non hanno mai visto i rappresentanti.
A quanto sembra i turchi avrebbero visitato la Whirpool di Siena prima di decidere l’acquisto: “Vorrei sapere cosa aspettano a farci conoscere le loro intenzioni. Vogliono davvero entrare per produrre o hanno acquistato per chiudere quella che era una concorrente? Questa situazione mi crea una grande preoccupazione”. Soprattutto dopo le chiusure decise in Polonia.
Ufficialmente comunque i turchi sono proprietari degli stabilimenti italiani da aprile di quest’anno. “Ma da viale Toselli non è uscito finora un prodotto a marchio Beko”, fa notare l’operaio. Lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi Beko si trovano già nei negozi italiani e senesi. E a quanto pare hanno mercato.
Il nostro Cipputi è attualmente molto scettico, se non critico, sui risultati delle mobilitazioni locali, regionali e nazionali dei sindacati, dei Comuni Province, Regioni e Stato per stanare l’azienda turca, i cui tempi di decisione evidentemente sono molto lontani da quelli dei dipendenti.