“Il ‘fai da te’ e la strisciante continua privatizzazione non sono la soluzione”, dice il segretario della Cgil
SIENA. Da Claudio Guggiari, segretario generale CGIL Siena, riceviamo e pubblichiamo.
“La trasparenza delle informazioni pubblicate sui siti web dell’AUSL7 e dell’AOUS, ed aggiornate a marzo 2018, ci permette di fare il punto della situazione dei tempi di attesa per i cittadini, almeno per le principali prestazioni diagnostiche e visite richieste. Purtroppo si registrano ancora delle condizioni insostenibili.
Intanto sul fronte territoriale di area vasta non c’è omogeneità, nemmeno in riferimento a come si trattano secondo le urgenze le medesime prestazioni. Stessa cosa anche a Siena in non pochi casi, se prendiamo a riferimento le quattro zone che sono monitorate. Tuttavia la cosa che più salta agli occhi sono i tempi di risposta del sistema sanitario pubblico: ancora troppo alti soprattutto per l’AOUS, cosa che influenza sicuramente il ritardo accumulato generalmente nelle risposte che vengono fornite complessivamente per la zona senese in raffronto con la Valdelsa, la Valdichiana e l’Amiata. A volte potremmo anche dubitare dell’effettiva rispondenza di alcuni dati alla realtà.
Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che dalle liste di attesa dipendono molto alcune cose, ed in particolare la possibilità per alcuni di curarsi adeguatamente e la strisciante continua privatizzazione del sistema sanitario a favore di soggetti che praticano tempi di risposta e costi del tutto, ed a volte anche più, concorrenziali. Questo meccanismo rischia di svuotare la sanità pubblica in barba alla Costituzione per gli effetti che produce sulla uniformità e accessibilità delle risposte.
Il fenomeno delle liste di attesa non è ovviamente il solo problema. Basti pensare, per esempio, al rapporto e al disequilibrio fra la deospedalizzazione dei pazienti ed i servizi sanitari territoriali – non solo per la cronicità – o alle difficoltà di nascita e di funzionamento delle Case della Salute ed il loro rapporto con i servizi dell’emergenza ed urgenza. Ma in particolare dalle liste di attesa passa molto del consenso che i cittadini possono dare o negare al sistema, a partire dalle attese per le prenotazioni telefoniche spesso lunghe e quindi logoranti.
Ho non raramente la sensazione, parlando con i lavoratori ed i pensionati di ambo i sessi, che un certo ‘fai da te’ sia considerato premiante in rapporto alla sanità pubblica.
La sanità deve rimanere un presidio pubblico accessibile da tutti in modo trasparente. Lo Stato non può arretrare ancora, a partire dai finanziamenti che vi destina. E nemmeno la sanità pubblica può essere messa in contrapposizione con la formazione dei cittadini. Sono due pilastri della convivenza comune e del dettato costituzionale da rimarcare in un momento in cui 1/3 dei cittadini italiani è a rischio povertà.
Questo tema delle liste di attesa riguarda ovviamente coloro che dirigono le strutture sanitarie – che tuttavia mi sembrano consapevoli delle necessità – ed ai quali chiedo comunque ulteriori e, se necessario, maggiori sforzi.
Credo però che anche le istituzioni locali debbano prendere parte, spronare e monitorare affinché si determini finalmente un cambiamento di rotta, un’omogenea condizione di area vasta, un utilizzo delle potenzialità che ci sono ed un’adeguata attenzione del bilancio statale”.