SIENA. Continua a dare frutti l’attività della Guardia di Finanza senese nel settore della contraffazione di marchi registrati. Nei giorni scorsi si è conclusa un’indagine, iniziata nello scorso mese di Maggio, che ha permesso di individuare e interrompere una catena distributiva di articoli contraffatti raffiguranti lo storico simbolo del Gallo Nero utilizzato come marchio del noto vino denominato Chianti Classico, i cui diritti sono detenuti dall’omonimo Consorzio.
L’operazione partita da un esercizio commerciale presente nel centro storico di San Gimignano, che appunto vendeva souvenir a turisti raffiguranti il marchio del Chianti Classico, proseguiva prima a Siena, dove aveva sede il grossista e successivamente a Roma e Firenze laddove invece erano ubicati, rispettivamente un produttore e un distributore di tali articoli.
Le attività, avviate e condotte dai militari della Tenenza di Poggibonsi e coordinate dalla Procura della Repubblica di Siena – Sost. Proc. Dott. Aldo Natalini, hanno permesso di rinvenire e sequestrare complessivamente circa 6.000 articoli, tra cui magliette, grembiuli da cucina e magneti di vario tipo, la cui contraffazione è stata successivamente anche confermata dallo stesso Consorzio del Chianti Classico.
Conseguentemente, sono stati complessivamente denunciati all’Autorità Giudiziaria competente per commercio di merce contraffatta, art.474 del codice penale, tre persone che rischiano la reclusione da uno a quattro anni e la multa da 3.500 a 35.000 euro, oltre alla confisca del materiale già sequestrato.
La contraffazione ed il commercio di prodotti non genuini danneggiano il mercato, sottraendo opportunità e lavoro alle imprese che rispettano le regole, quest’ultime fondamentali, in campo economico, per attrarre gli investimenti e rilanciare lo sviluppo e la crescita; questo è il fine ultimo per il quale le Fiamme Gialle operano a contrasto di tale fenomeno e che nell’occasione ha consentito di riscostruire ed eliminare un’intera filiera commerciale dell’illecito che facendo affidamento sulla diffusione internazionale del “marchio” “Chianti”, sia come identificativo di una pregiata qualità di vino sia come rinomato ambito geografico, aveva individuato quale target privilegiato della frode i numerosi turisti in visita nelle province toscane.