SIENA. “Apprendiamo con sgomento la triste notizia della morte di un ragazzo a Castellina in Chianti, non tanto più grande dei molti che popolano la nostra organizzazione. Un trentaduenne trovato senza vita. Un afghano, un bracciante, un invisibile”.
Inizia così la nota dei Giovani Democratici che intervengono sul fatto di cronaca che ha colpito il territorio in questi giorni.
“Cause e dinamiche rimangono al momento ignote, gli inquirenti parlano di suicidio, sarà loro compito farvi luce – fanno notare – Compito di tutti invece, della politica anzitutto, cogliere l’occasione per ribadire le criticità del contesto difficile che vi grava attorno.
Le campagne di Castellina, purtroppo, sono balzate più volte agli onori della cronaca per alcuni gravi episodi di caporalato. Tre anni fa il caso più fragoroso, con l’arresto di tre contoterzisti accusati di intermediazione illecita, sfruttamento e maltrattamenti a danno di quaranta braccianti stranieri, utilizzati come schiavi fra le vigne, dove venivano portati a bordo di alcuni furgoni”.
“Il registro rimane lo stesso – osservano – Gli operai erano costretti a lavorare per paghe indegne di questo nome, orari estenuanti e alloggi in condizioni igieniche devastanti. Nonostante le numerose inchieste e le indefesse lotte sindacali, si tratta di una piaga ancora attuale (nelle ultime ore, maxi blitz tra Firenze, Pistoia e Prato con 11 misure cautelari) e presente anche in alcune aree del Chianti, che potrebbe aver istigato in qualche modo il 32enne a volerla fare finita”.
“Parliamo della vita di tante persone e non è banale ribadirlo. Parliamo di fatti che ci riguardano per il solo fatto che esistono, ancor di più perché accadono vicino a noi, sotto i nostri occhi. Ma quel velo che copre il marcio del sistema del caporalato va squarciato e scandagliati gli angoli bui dove l’illegalità e lo sfruttamento si annidano. È giusto riempirsi la bocca di tanti discorsi, come quelli tornati di moda con l’emergenza sanitaria, come il fatto che nessuno vada lasciato indietro e che prima di ogni discorso economico viene la vita delle persone. Bene, è per questo l’ora di agire”.
“Lo sfruttamento è il nemico collettivo e il riscatto degli ultimi il punto di partenza per una società equa, giusta, umana. Possiamo dire oggi “mai più”, a patto poi di occuparsi che lo sia davvero. Regolarizzazione degli invisibili, riforma della filiera agricola del nostro paese, abbattimento delle disparità contrattuali attraverso un complesso di politiche per l’integrazione, per il reddito, la sicurezza sui luoghi di lavoro, per la tutela della qualità, in tutte le direzioni, degli spazi di dove si realizza la produzione. Urge un discorso complesso, integrato”.