di Augusto Mattioli
SIENA. “Dopo l’invio dell’ambasciatore italiano in Egitto nell’ultimo mese, la scarsa presenza di parlamentari europei al docufilm di Repubblica al Parlameto europeo di qualche giorno fa ci ha veramente scioccato”. E’ quanto ha puntualizzato polemicamente Paola Regeni madre di Giulio intervenendo questo pomeriggio alla cerimonia del PhD Graduation Day dell’Università di Siena. “Abbiamo saputo – ha precisato la donna – che erano presenti 130 persone e per questo ero contenta. Poi mi hanno informato che ce n’erano solo cinque o sei di europarlamentari e a parte i 2 che hanno organizzato l’evento, gli altri andavano e venivano: è una cosa vergognosa”. Paola Regeni ha sottolineato l’aiuto alla sua famiglia “dalla società civile, dal popolo giallo però l’aspetto politico in questo momento sentiamo che è molto lontano da noi”.
“Giulio – ha precisato il padre del ricercatore, Claudio Regeni – oltre ad essere un cittadino italiano era un cittadino europeo per cui oltre al sostegno dell’Italia ci si aspettava un po’ più quello dall’Europa” e ha ricordato che lo scorso anno all’Università per stranieri di Siena come Martin Schultz, allora presidente del parlamento europeo, avesse chiesto verità sul drammatico caso del giovane italiano. I due genitori sono stati presenti anche al dibattito successivo all’inaugurazione. Molte alla fine le persone che hanno espresso loro solidarietà, qualcuno anche con le lacrime agli occhi.
“Giulio nel suo lavoro non era uno sprovveduto”. Paola Regeni nella frase di chiusura del suo intervento ha voluto difendere la memoria di suo figlio, il suo lavoro, la passione del suo impegno. “Fino ad adesso sulle indagini non potevamo dire troppo e ancora non lo possiamo fare. Però qualche chiarimento rispetto alla sua ricerca è doveroso”.
“Abbiamo molto materiale suo”, ha proseguito la signora Paola, secondo la quale su questa vicenda “chiaramente sono state scritte molte stupidaggini. Una gran parte delle persone pensano che Giulio sia andato al Cairo, solo in giro per le bancarelle, abbia parlato con i venditori di strada. Ma l’approfondimento su questo aspetto era solo una minima parte del suo lavoro. Il suo era un progetto di ricerca economico, storico, sociale sulla situazione egiziana aperta ai paesi del Mediterraneo. Il lavoro al Cairo – ha proseguito – gli ha portato via tanto tempo per prendere contatti, cosa che non è così veloce come nel nostro mondo. E quindi nella descrizione che hanno fatto i giornalisti e’ stato amplificato l’aspetto dei venditori di strada accentuandone quello della pericolosita’ che Giulio non viveva. La sua era una ricerca in campo economico. Economia non è solo grafici a torta o percentuali ma anche la vita delle persone. E l’aspetto sociale-economico – ha sottolineato la signora Regeni – aveva catturato Giulio. Per cui lui voleva inquadrare tutto il discorso sull’Egitto tenendo pero’ presente la vita delle persone, e dei lavoratori. E da qua nasce tutto il tema del sindacato. Aveva incontrato non solo i sindacati non governativi, ma voleva sviluppare anche la parte di quello governativo. Lo dico per giustizia verso di lui”.