SIENA. Da Pier Paolo Fiorenzani riceviamo e pubblichiamo.
“Grossi titoli a quattro colonne hanno annunciato 6 progetti di opere irrigue, oltre al milione già stanziato a Firenze per la diga di San Piero in Campo. Per questi progetti la Regione Toscana ha chiesto al Governo oltre 150 milioni di euro, al fine di “fronteggiare il problema siccità”. Sono “tutti interventi che già oggi hanno un livello di progettazione avanzato”, ha riferito la cronaca locale giovedì 18 maggio. Se è un “risultato storico per il il territorio senese”, non lo è per Siena a cui di capofila del già progettato (dal Fiora) Anello Senese, sempre citato, rimane ormai solo il nome. Nessun accenno, infatti, al costo minore del tracciato originale più breve e diretto, che potrebbe far proseguire, senza alcuna interruzione, gli attuali lavori in corso (da Pozzo della Chiana a Sinalunga e a Rapolano Terme) per addurre subito l’acqua di Montedoglio fino alla già raddoppiata capienza idrica del Serbatoio di Siena-Montarioso, costo 3,700.000.
Esistono chiare e multicolori responsabilità del Comune di Siena che, a partire dal 2012 e fino ad oggi, ha trascurato di proteggere l’Accordo di Programma del 2011, cofirmato con Regione, AIT e altri 24 Comuni, soprattutto quando nel 2020 sopraggiungeva il provvidenziale PNRR, occasione ghiotta per sopperire ai lamentati non più disponibili contributi della Fondazione MPS.
Le responsabilità sono oggettivamente anche del Gestore “Acquedotto del Fiora SpA”, già autore del Progetto originario e, poi, coautore, nel 2019, della sua riduzione nell’accordicchio attuale, approvato in AIT all’insaputa dei Comuni senesi. La riprova inconfutabile sta nel fatto che “Nuove Acque SpA”, gestore idrico nella Valdichiana aretina e senese, non ha ovviamente esitato a inserire, nella ora conclamata “progettazione avanzata” dei sei progetti in argomento, il finanziamento per collegare alla rete idrica di Montedoglio i territori di Montepulciano, Chiusi, Torrita e Sinalunga.
Così l’acqua essenziale di Montedoglio, pattuita allora da Siena con l’Ente Acque Umbro Toscano per 6 milioni di metri cubi/anno, da miscelare per tutti a Montarioso con quella in continua decrescita del Vivo (meno 23% nel 2022) e quella troppo dura del Luco, potremo riceverla soltanto nel 2030, dopo averci ora evitato via Rapolano-Asciano-Monteroni d’Arbia.
E come “opportuità facoltativa”, secondo una fuorviante nota di Roberto Renai, inviata ai consiglieri comunali PD proprio alla vigilia della conferenza di palazzo Berlinghieri, che documentò la nostra incombente gravissima esclusione del previsto originale allacciamento diretto Rapolano-Siena.
Chi di dovere si sarebbe potuto muovere. Chiunque. Io e tutti ne avemmo pubblicamente lodato il merito. La solita ignavia infingarda ha, invece, consigliato di mettere il capo sotto la sabbia. Mentre, almeno in questi ultimi mesi, si poteva chiedere, insistere e rimediare. Ma è questione di volontà politica, a Firenze e a Siena. Nessuno – sia chiaro – è in grado di garantire, ora e per il 2030, l’attuale disponibilità idrica, né il finanziamento necessario. E se – poi, gira e rigira – da Monteroni d’Arbia l’acqua di Montedoglio, anziché qua, salisse in Amiata, l’attuale esclusione di Siena assumerebbe il senso di una qualche ancestrale volontà di rivendicare ancora – non più con Comitati estremisti e seppure sotto le bandiere del Fiora – l’antico slogan “l’acqua agli amiatini”.
Da inventori dell’Anello Senese, ma a nostra volta nuovi siccitosi, dovremmo ricominciare da capo la ricerca di nuove acque”.