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Fabio Pacciani (TPC): “Io corro per vincere”

Il candidato sindaco del Terzo Polo Civico si presenta senza nascondere le proprie ambizioni

a cura di Augusto Mattioli

SIENA. Dal 2007 al 2016 rettore della Contrada  del Bruco. Dal 2012 al 2015 rettore del Magistrato delle contrade,  Fabio Pacciani, 65 anni, è  oggi il candidato sindaco scelto dalle Terzo polo civico per le elezioni amministrative del prossimo anno. Scadenza per la quale la città si sta preparando. Quella esperienza di guida di una contrada popolosa potrebbe essergli utile, essendo un neofita della politica che ha le sue regole, i suoi  meccanismi e i suoi equilibri,  Ma chi conosce le contrade sa bene quanto sia difficile e complicato in una comunità  come la contrada  governarne le tensioni interne, avere rapporti con le persone, con i vari gruppi.

Questa sua esperienza di dirigente contradaiolo pensa che le tornerà utile  in questa “avventura”?

Ho fatto una esperienza in contrada cercando di dare un’impronta civica, tanto per usare una parola abusata. Quando ero rettore  dl Bruco mi  sono occupato di temi che nelle contrade abitualmente non si affrontano, lo smaltimento dei rifiuti, la sicurezza , interessandomi ai problemi del territorio. Alla fine mi è rimasta questa attitudine ad interessarmi della mia città. Una proposta di candidatura che si è sposata con il fatto  che ho sempre manifestato interesse per i vari problemi, soprattutto, come ho detto, durante lo svolgimento degli incarichi che avevo.

Quando è arrivata la proposta di candidatura?

Il percorso del gruppo delle liste civiche è iniziato molti mesi fa nel tentativo riuscito di creare una coalizione. Io mi sono inserito in questo percorso molto più tardi. Ho cominciato ad avere i primi contatti un paio di mesi fa, non prima. Ed è stato un incontro dovuto alla loro intenzione  di fare nella città una politica più partecipata, trasparente senz’altro, ma dove ci fosse  al posto principale il cittadino e un mio interesse specifico.

Ma lei politica non l’ha mai fatta?

No, mai.

Perché la sua candidatura è stata presentata con così tanto anticipo?

Questa decisione  nasce dal lavoro che c’è da fare. Non avendo una struttura politica partitica ed essendo una coalizione con sensibilità diverse, bisogna attuare una fase programmatica che le metta insieme. E questa per me è una ricchezza però richiede un lavoro maggiore. Non ho timore di  bruciarmi né di esaurire le energie. Un lavoro che richiede più tempo e più impegno.

Secondo chi la conosce bene lei lavora molto in gruppo.

Senz’altro. A  me non è mai interessato primeggiare sul gruppo.  Mi interessa molto attivarne le energie.

Per lei quali sono i punti forti e quelli deboli del sindaco De Mossi?

Partiamo dai forti. E’ una persona che ha intelligenza e capacità anche gestionale e soprattutto una capacità di visione nei  confronti della città. I punti deboli sono che queste sue capacità non le ha espresse  durante il mandato. Quindi perlomeno per quello che erano le aspettative di un cambiamento anche di visione, di atteggiamento  purtroppo si sono vanificate.

Deluso?

Sì, un po’. Un esempio: la sua mancanza di capacità di aggregazione, entrare sempre a gamba tesa sulle problematiche. Cercare prima di rompere per essere poi costretto  a fare marcia indietro, a ricostruire. Lo trovo poco giustificabile in una realtà fatta di tanto volontariato, di associazionismo.  Siena è una città che ha tante organizzazioni piccole o grandi, le gente si impegna volentieri per obiettivi magari limitati ma con un impegno grande. Mi sembra impossibile che non si riesca ad attivare tutto questo.

De Mossi a parte, con chi le piacerebbe confrontarsi?

A me basta per il momento confrontarmi con le liste della coalizione dove, come ho già detto, ci sono sensibilità ed esperienze politiche diverse, che sono fonte di scambi di vedute e di arricchimento personale. Per il momento mi basta questo.

C’è qualcuno però  che non vede come sindaco.

Ho un atteggiamento come avviene in contrada. Chiunque decida di mettersi in gioco merita inizialmente rispetto, compresa la mia  candidatura. Poi strada facendo si vede se altri sono attrattivi e fanno programmi credibili e attuabili nel tempo. Non ho preclusioni nei confronti di nessuno.

Da come si esprime lei appare una persona  tranquilla

Non mi inalbero e non mi offendo  facilmente, non sono una persona permalosa, soprattutto sono sempre portato a vedere soprattutto a chi a vari livelli si mette in gioco  il positivo. Se però percepisco cattiveria, malanimo e, soprattutto, la tendenza all’inganno, preferisco allontanarmi e staccare, più che confrontarmi. 

Questa città dopo la crisi della banca come la vede? C’è  una situazione  problematica però ci sono ancne aspetti positivi come il settore delle biotecnologie.

Riferendomi a Tls, Biotecnopolo, in generale a questo settore, direi che ci sono iniziative preziose per la città. Da qualcosa bisogna ripartire. Il tema è già stato avviato. E credo che tutte le aziende che lavorano nel territorio su questo argomento trovino il modo di stare insieme sia per produrre lavoro sia per fare di  Siena  un centro di tipo europeo. Per me la visione finale sarà proprio la capacità di attrarre a  livello europeo, non solo capitali che ci dovrebbero già essere, ma anche intelligenze, stimolando la ricerca qui. Un tema che va sviluppato con intelligenza per  non creare un ennesimo carrozzone, in cui la politica mette lo zampino e in cui vengono però a mancare le competenze professionali. Tutto ciò che si può fare per attivare un percorso sano – in questo momento che si sta creando – cerchiamo di farlo.

C’è un tema che la preoccupa maggiormente come candidato sindaco?

Mi preoccupa di più il tema giovanile. Come si sa la città è fatta di tante persone di una certa età, pensionati o persone in fase di pensionamento. I giovani hanno un futuro che non si intravede. C’è un distacco da parte loro verso la politica. Non parlo di quella partitica, ma dell’interesse per la città, per come  deve essere amministrata, lo sviluppo di idee, il futuro. I giovani bisogna motivarli ad appassionarsi su temi che non riguardano solo loro stessi, ma la città. Un percorso che richiede tempo. Ma per me è un obiettivo. Mi piacerebbe, se dovessi concludere la mia esperienza dopo il primo mandato, consegnare la città ai giovani, alle persone che hanno dieci, quindici, venti anni meno di me, che rappresentano il futuro della città e ora sono più stordite da tutto quello che è successo.

 Ha qualche idea particolare di come riuscire a coinvolgerli nei problemi della città

 Mi piacerebbe creare dei punti di aggregazione, non solo le contrade oppure il corso il sabato sera.  Luoghi in cui i giovani possano stare insieme, condividere  delle idee o lavorare assieme su dei temi o anche solo per divertirsi.

Parliamo della banca. Che idea si è fatto della sua crisi?

L’idea che un boccone così ghiotto sia stato facilmente depredato da altre situazioni che non si riuscirà a capire quali sono alla fine, perché non ci saranno mai colpevoli. Questo è stato possibile sicuramente perché, in quel momento, a capo della gestione c’erano persone che mettevano davanti a sé più la propria ambizione che l’interesse della banca. Quindi è stato un gioco facile ma sicuramente non un gioco condotto a Siena, di natura nazionale e internazionale. C’erano troppi soldi. Questa  banca ce la siamo potuta permettere fino a quando c’erano persone che – più che pensare a se stesse e alla propria ambizione – pensavano alla banca e alla città. Anche se rappresentavano certi schieramenti o altri. Il dramma è stato quando le persone non hanno visto l’interesse di  Siena ma  quello personale. Accecate da una ambizione sfrenata.

Di recente c’è stato un articolo in cui si ipotizzano problemi con l’area che nel  Terzo polo civico guarda a sinistra…

Per me sono provocazioni anche divertenti. E’ probabile che vogliano suscitare una risposta o una qualche reazione. Io e le liste siamo  completamente tranquilli e lo dimostreremo.

Parliamo anche del palio. Come lo vede?

Il  palio va da sè. E’ una macchina talmente oliata nel tempo, grazie ai cambiamenti di chi ci ha preceduto, che non c’è da inventarsi niente. E’ una festa perfettibile. Comunque i maggiori cambiamenti in positivo sono sempre stati fatti dai senesi, da chi il palio lo conosce e hanno sempre funzionato. Credo che il suo futuro sia questo. A metterci le mani, fermo restando le leggi di natura statale, devono essere i senesi che sanno di cosa si tratta, sanno quanto è delicato, anche se sembra fatto da omaccioni che si picchiano. In realtà, ha un equilibrio delicatissimo da rispettare senza forzare mai. Nemmeno nel fare troppi palii straordinari.  Tornerei a come deve essere fatto, La proposta nei tempi giusti, l’analisi, la votazione delle contrade. Per il resto viviamo l’ordinarietà e la normalità per come la sappiamo vivere  e rilassiamoci dopo due anni di tragedia. Per me come medico questo periodo non stato difficile perchè nel mio lavoro da tempo ho fatto prevenzione…

Però per la città  è stata dura…

In generale ha sofferto. Vedo che anche nelle contrade c’è un po’ la difficoltà al ritorno di tutte le generazioni. I più anziani  tendono a estraniarsi, non partecipano alle iniziative collettive quando si svolgono al chiuso, tengono un certo distanziamento a tavola. Le contrade oggi sono affollate soprattutto di giovani, grazie al cielo, però se nella contrada ci fosse uno scambio tra generazioni sarebbe meglio. Per quanto sia difficile occorre recuperare, essendo cambiato tutto.

Un domanda sulla stretta attualità.  La vendita del Santa Teresa, da anni complesso chiuso. Ma ce sono altri in città…

Sarebbe fondamentale una politica perché questi contenitori abbiano un destino. Non si possono vedere tutti questi spazi enormi tutti disabitati senza sapere cosa farne. Su questo tema anche noi delle liste, che stiamo iniziando a lavorare sui programmi, faremo delle proposte.

Punta ad essere eletto sindaco subito?

Certo. Senza volerla mitizzare vengo da una esperienza di contrada. Quando si scende in  campo bisogna tirare a vincere. 

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