"Dopo l’aggiudicazione del Bando, nessuno degli Enti ha accettato di fare da garante con le compagnie assicurative"

SIENA. Non per polemica, ma per chiarezza, il CAV Donna Chiama Donna ONLUS deve replicare al comunicato congiunto del Comune e della Amministrazione provinciale di Siena.
La Provincia ha dato la disponibilità – richiesta da DCD – di far parte di una ATS, ma senza impegno di spesa e senza fare da capofila del progetto. Ciò non avrebbe evitato la prestazione della fideiussione, comportando solamente spese inutili.
Unico modo di evitare la fideiussione, era che uno degli Enti facesse da capofila. Non era necessario, per i capofila, “gestire direttamente o tramite affidamento a terzi una casa rifugio” (come afferma il comunicato congiunto), ma solo “essere promotori dei Centri Antiviolenza e le Case rifugio” (cfr. art. 3 del bando). Riteniamo che sia il Comune di Siena, sia l’Amministrazione provinciale avessero tale requisito e potessero, volendo, essere capofila del progetto.
Dopo l’aggiudicazione del Bando, nessuno degli Enti ha accettato di fare da garante con le compagnie assicurative, affinchè Aurore potesse stipulare una fideiussione di € 180.000,00 senza prestare garanzie personali.
Il Sindaco di Siena ha messo il CAV in contatto con una compagnia di assicurazione, che (come le altre) chiedeva non solo il pagamento delle spese ad Aurore, ma anche la garanzia personale della Presidente – condizione evidentemente inaccettabile per delle volontarie. Il Sindaco aveva altresì ipotizzato la costituzione di un fondo di € 20.000,00 per anticipare le spese del bando, ma tale proposta non si è mai concretizzata.
Donna Chiama Donna ONLUS, (che da 20 anni lavora quotidianamente, con passione e competenza tramite operatrici volontarie, in difesa delle donne vittime di violenza ed ha la “coscienza pulita”) è profondamente amareggiata per quanto è accaduto. Ritiene che la presentazione del Bando per l’anno in corso da parte del Comune di Siena e della Amministrazione Provinciale, per come è avvenuta, non sia la soluzione del problema.
Auspica che la presa di coscienza sugli errori del passato induca tutti coloro che vogliono combattere la violenza di genere a mettersi in discussione per lavorare davvero in squadra, raccogliendo quanto di positivo comunque è stato fatto fino ad oggi e prendendo esempio da altre realtà che hanno colto in modo migliore le opportunità che si sono presentate.
La presidente e le operatrici