di Augusto Mattioli
SIENA. È arrivata la sentenza per l’omicidio di Largo Sassetta: ergastolo per Volodymyr Uzdienov (con 15 giorni di isolamento diurno), ritenuto colpevole dell’uccisione di Annamaria Burrini, e 24 anni alla nipote, Viktoriia Mitioglio, 27 anni, sua complice.
Gli avvocati difensori dei due ucraini attenderanno il dispositivo della sentenza, in base al quale decideranno eventuali ricorsi.
Il pm Sara Faina, aveva chiesto l’ergastolo per entrambi. Ai due è stato ordinato anche il pagamento di 160 mila euro per le parti civili e il risarcimento delle spese legali.
Con la condanna dei due ucraini si è chiuso questo pomeriggio il primo passaggio giudiziario del processo per l’assassinio di Anna Maria Burrini, 81 anni, nella sua abitazione in largo Sassetta nel settembre di due anni fa. Un processo dal quale sono emerse situazioni e comportamenti di quello che può essere definito un inquietante “mondo di sotto“ senese. Un mondo attratto dalle consistenti disponibilità finanziarie di cui la donna non faceva mistero. E che con poca attenzione teneva nella sua abitazione invece di custodirli in banca, come sarebbe stato opportuno. L’anziana donna affittava stanze della sua abitazione a persone non conosciute, per cui si esponeva al rischio che qualcuno approfittasse di questo suo atteggiamento. E i soldi di cui disponeva facevano gola a persone che di soldi non ne dovevano aver molti. Come l’uomo e la nipote e come tutte quelle persone che sapevano delle sue abitudini, che hanno cercato di fare il colpo con una rapina finita male. In sostanza, secondo la sentenza, l’omicidio non era premeditato. Il processo continuerà con i quasi certi appelli che le difese presenteranno dopo avere letto le motivazioni della sentenza, che hanno portato alla condanna dei due imputati.
L’avvocato Francesco Paolo Ravenni, difensore della donna: “Ha scampato l’ergastolo e questo ritiene sia sicuramente una posizione che comunque ha gradito, perché quantomeno lei ritiene di aver commesso delle cose, ma non aveva responsabilità per come le era stata contestata. E quindi sostanzialmente la graduazione di responsabilità con lo zio in questo momento è stata una cosa gradita, però chiaramente riteniamo di dovere ancora accertare meglio la sua responsabilità effettiva sul fatto. Farà appello, aspettiamo le motivazioni della sentenza”.
Queste le parole del legale dell’uomo, Alessandro Buonasera: “Teniamo conto che il principio base in questi casi è quello di non commentare i dispositivi, nel senso che ognuno di noi s’è fatto un’idea. Personalmente m’ero fatto delle idee che ho espresso nella discussione. Ma si rispettano assolutamente i dispositivi e si aspettano ovviamente le motivazioni per capire il percorso logico che ha portato la Corte a questo tipo di decisioni. Non c’è stata premeditazione, questo noi l’abbiamo sempre sostenuto. Si dovrà capire come è stato motivato tutto il resto, poi dovrò prendere anche il dispositivo della sentenza, perché francamente sono stati evocati diversi articoli, l’articolo 116, cioè, diciamo al momento si prende semplicemente atto. Ho cercato di spiegare qualcosa al mio assistito in pochi minuti, ma credo che non abbia compreso tutto”.