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SIENA. La gestione diffusa dei profughi in Toscana e la positiva esperienza di accoglienza messa in campo dai Comuni della Provincia di Siena. Sono stati questi i temi al centro dell’incontro che si è svolto nei giorni scorsi al Circolo di Sant’Andrea e al quale ha partecipato anche il parlamentare del Pd, Luigi Dallai con l’assessore del Comune di Siena, Anna Ferretti.
Il ‘modello diffuso di accoglienza toscana’. “In Toscana fin dall’inizio dell’emergenza – ha spiegato Luigi Dallai – si è scelto di accogliere i migranti distribuendoli a piccoli gruppi, su tutto il territorio regionale, senza ‘ammassarli’ in grandi centri di accoglienza. Si è trattato di una scelta lungimirante e molto efficace, che ha permesso di ospitare piccoli gruppi di massimo 20 persone, garantendo un’accoglienza più dignitosa agli ospiti, ma anche una migliore integrazione, grazie anche al lavoro incessante di associazioni e volontari”.
I numeri della Provincia di Siena. “Attualmente nella nostra provincia – ha continuato Dallai – sono 28 i Comuni che ospitano rifugiati per un totale di 640 persone. Negli ultimi due anni sul nostro territorio hanno trovato accoglienza circa 1500 persone, di cui molti sono minori. Qui da noi, come in tutta la Toscana, il modello di accoglienza si basa su tre capisaldi: è limitato nei numeri, è realizzato in strutture piccole e fondato su criteri di reciprocità nelle responsabilità. Nella larghissima maggioranza dei casi i Comuni hanno attivato convezioni per mantenere attivi i profughi, attraverso i lavori socialmente utili: dal mantenimento delle aree verdi al taglio dell’erba sulle strade. Fino ad oggi non si sono verificati casi di difficoltà particolari o di emergenze”.
Il grande lavoro dei Comuni e del terzo settore. “Se il modello di accoglienza toscano funziona – ha detto Dallai – lo dobbiamo al grande lavoro che stanno facendo, ogni giorno, le associazioni del volontariato e del terzo settore, grazie al coordinamento dei sindaci dei Comuni interessati. La nostra provincia può contare sulla positiva esperienza degli anni 2011-2013, quando furono accolti i primi migranti in fuga dalla Libia. Oggi l’emergenza umanitaria coinvolge molti più Paesi e molte più persone scelgono di fuggire dalle guerre. L’Italia, anche per la sua posizione geo fisica, è insieme alla Grecia in prima linea per affrontare questa emergenza complessa ed è per questo che da mesi sta chiedendo all’Europa di riprendersi il ruolo di coordinamento che le spetta e di investire più risorse su quei Paesi, come il nostro che da anni stanno sostenendo spese dedicate all’accoglienza”.