SIENA. Il rettore dell’Università di Siena, Angelo Riccaboni, a nome personale e dell’Ateneo, esprime cordoglio per la morte del professor Carlo Pazzagli, docente di Storia della Toscana e di Storia economica presso la facoltà di Lettere e filosofia dal 1975 al 2012.
Allievo a Firenze di Ernesto Ragionieri, ha incentrato molta parte della sua ricerca sulla storia dell’agricoltura e del mondo contadino nella Toscana ottocentesca.
Scrive il professor Tommaso Detti, ricordando l’amico e collega: “Tra i molti studi da lui dedicati a questi temi, sono stati soprattutto i volumi L’agricoltura toscana nella prima metà dell’Ottocento (1973) e La terra delle città (1992) a portare innovativi contributi alla storia della società rurale italiana, con particolare riferimento alla mezzadria e al ruolo «genetico» delle città nell’organizzazione del territorio. Si inoltrano invece nella storia del Novecento il volume Per una storia dell’agricoltura toscana nei secoli XIX-XX (1979) – un’originale indagine comparativa del catasto lorenese e di quello del 1929 – e il saggio Dal paternalismo alla democrazia: il mondo dei mezzadri e la lotta politica in Italia (1986). Sorrette da una solida base teorica e metodologica, le ricerche di Pazzagli sono state costantemente inserite in un contesto problematico a carattere generale. A puro titolo di esempio segnaliamo Classi sociali e ricerca storica (a proposito del Saggio di Paolo Sylos Labini) (1975), Statistica «investigatrice» e scienze «positive» nell’Italia dei primi decenni unitari (1980) e Giorgio Giorgetti tra teoria marxiana e storia (2001). Più di recente si è dedicato allo studio delle élites del Granducato di Toscana. Attento ai profili biografici di figure di spicco quali Ricasoli, Capponi (e da ultimo Sismondi, al cui rapporto con la Toscana ha dedicato un libro nel 2003), Pazzagli ha impostato questa ricerca come una sistematica prosopografia della nobiltà toscana dal Medioevo al XIX secolo, imperniata sullo studio della proprietà fondiaria ma indagata a tutto tondo integrando grandi fonti quantitative con una esaustiva documentazione «qualitativa». Tra gli innumerevoli studi che ne sono scaturiti, il suo risultato più importante è il libro Nobiltà civile e sangue blu (1996). A tale ponderoso progetto Pazzagli ha continuato a lavorare fino all’ultimo e il rammarico per la mancata conclusione di questa ricerca si aggiunge al dolore dei colleghi e degli amici per la sua scomparsa”.