di Marco Norcini.
SIENA. Ore 16, le convocazioni hanno inizio, nell’aula audiovisivi del piano 2s del Galilei. E’ tutto pieno, fino all’orlo, la gente si trova anche anche nel corridoio, siamo nell’ordine di qualche centinaio, anche più. Ad essere chiamate sono tre fasce di aspiranti con 200 persone l’una. Parecchi, troppi, tutti precari in attesa di un posto che spetterebbe loro per diritto e invece sono costretti a presentarsi come mendicanti. Iniziano cosi, dalla chiama di un diritto calpestato, mai riconosciuto, quello del lavoro, le convocazioni degli insegnanti per l’assegnazione delle cattedre rimaste libere.
Le convocazioni del Galilei riguardano gli insegnanti di tutta la provincia di Siena, iscritti nella prima, seconda e terza fascia, per la scuola materna e primaria. A piani superiori la scena è simile, un autentico delirio.
Una delle presidi sta dando le istruzioni prima di iniziare le operazioni di chiamata. Per primi saranno assegnati i posti di sostegno, sono l’80 per cento degli incarichi. Poi arriva una prima doccia fredda, e non sarà l’unica della giornata. Una delle presidi, lancia un auspicio, ma sembra più un avvertimento: “Mi rendo conto che quelli che saranno chiamati e che accetteranno gli incarichi avranno il posto che spetterà loro di diritto. Tuttavia, ci appelliamo anche al buonsenso di queste persone, perché vista la natura dell’incarico (si tratta di posti di sostegno ndr.) ‘preferiremo’ applicare il principio della continuità didattica e lasciare il posto all’insegnante che già c’è”. Insomma anche se non le facessero.
Un discorso difficile da mandar giù per una persona che ha atteso fino alla fine di novembre per trovarsi rinnovato il posto di lavoro. Che dovrebbe fare adesso? Lasciare l’incarico a quello che già c’è solo per far piacere al dirigente, per quieto vivere del preside, che magari ha già scelto per conto suo chi dovrà ricoprire quel ruolo. E magari il dirigente avrà pure dato l’assicurazione alle famiglie dell’alunno che potranno usufruire dello stesso insegnante.
Per dovere di cronaca i presidi fanno riferimento a una non ben precisata circolare di un funzionario del ministero dell’Istruzione, Chiappetta, emanata nel 2013 e che vorrebbe far preferire la continuità didattica rispetto ai nuovi incaricati. Secondo i sindacati però tale orientamento è stato superato e quindi l’applicazione della stessa metterebbe in confusione la stessa amministrazione della scuola, che si troverebbe una valanga di ulteriori ricorsi.
Si discute e si discuterà molto sulla regolarità della conduzione della chiamata del Galilei, i social in giornata ne erano già stracolmi per il disappunto. Per molti sembra quasi una farsa. Un’eventualità, quella dell’applicazione della continuità didattica dopo le convocazioni, presentata in maniera anche troppo disinvolta, quasi sfacciata e che lascia aperta la porta, infatti, a nuove contestazioni giudiziarie: davanti all’ufficio provinciale del lavoro, al giudice del lavoro, al tribunale amministrativo regionale. Insomma, se qualcuno dovrà combattere per avere il suo posto potrebbe essere questo il momento di farlo nelle sedi opportune; ma i diritti dovranno essere rispettati.
I presidi dovranno avere direttamente in mano le chiavi del feudo prima di applicare la legge a loro piacimento, sebbene ci troviamo a tutt’oggi già in uno stato dal diritto latente.
La scena riprende, in campo lungo, nella folla, tra la confusione, a momenti è insostenibile tant’è che molte persone iniziano a lamentarsi perché dai microfoni non si sente nulla, trapela solo qualche parola, ma non il senso esatto delle frasi, o i cognomi delle persone che vengono chiamate. E siamo solo all’inizio.
“Adesso chiameremo coloro che hanno avuto sentenza favorevole dal tribunale del lavoro – prosegue la preside -. Per motivi di privacy diremo il numero della sentenza e non la persona”. Numeri che si aggiungono ai nomi, confusione alla confusione. Poi tutto sfuma e si passa direttamente ai nomi.
Il corridoio del piano di 2S adesso è pieno. La preside chiama al microfono, non si sente ancora nulla, e il tempo passa, il brusio delle persone sale, così come la loro insoddisfazione, inizia una specie di passaparola. Dall’aula si fanno i cognomi, si indica il posto, poi è un continuo rincorrersi, di voci e voci, si ripetono nomi, cognomi, nell’aula e nel corridoio, più volte, ogni punto di riferimento viene perso.
Alla convocazione sono presenti anche i rappresentanti sindacali delle varie sigle: Cgil, Cisl, Uil, Snals, Anief, Gilda. Si alternano fra i vari piani cercando di controllare la regolarità delle chiamate, ma è un compito veramente difficile. Dovrebbero essere molti di più a vigilare. Qualcuno di loro abbozza un’autocritica in un momento di pausa e spezza una lancia a favore dei presidi e della trasparenza: “Hanno voluto fare queste convocazioni nell’interesse vostro, di voi insegnanti, per la trasparenza – spiega un sindacalista della Cgil -. Tuttavia, dobbiamo ammettere che ci voleva un po’ più di tempo, che doveva essere organizzata un po’ meglio”. E sono solo le 17.45.
Qualcuno si rende conto che la situazione è insostenibile. Nomi che viaggiano tra i brusii, cognomi, ovviamente storpiati ancora da quel telefono senza fili delle persone a metà tra la stanza e il corridoio. Effettivamente non si può più andare avanti così. Spunta fuori un megafono, sì, proprio un megafono, quello che si usa per i cortei e si comincia nuovamente a chiamare. È Micheli, della Cgil che si fa carico di aiutare a rintracciare le persone.
È passato metà pomeriggio e ancora siamo sempre agi incarichi per la scuola dell’infanzia, si è perso molto tempo la gente è stanca, ma qualcuno ha fatto anche il viaggio di diversi centinaia di chilometri, è venuto da altre regioni solo per vedere se gli sarebbe toccato un posto.
“Qui ci facciamo notte – dice una delle insegnanti – adesso ci sono altri problemi formali per quelli che sono stati inseriti con sentenza del giudice”.
Al piano superiore è ancora peggio, centinaia di persone stipate nell’aula magna per attendere la chiamata, qui c’e’ in gioco il posto per le medie e le superiori. L’età media dei precari è molto alta, una volta si vedevano molti ragazzi appena usciti dalle università, ora è la volta dei 40-45 enni, sono una costante demografica.
Sono le 19,30, si stanno facendo le chiamate per la scuola dell’infanzia, tutto scivola fino alle 20.
Un’altra notizia raggela gli animi di quanti stanno attendendo che venga fatto il loro nome. Sono i sindacalisti della Cisl e dell’Anief, in mano hanno un faldone di sentenze, emesse dal giudice del lavoro che ha decretato l’inserimento nelle Gae di un nutrito numero di ricorrenti. C’era da aspettarselo, ma nessuno lo aveva previsto. Il giorno prima sia Cisl che Anief, hanno fatto convalidare le sentenze al provveditore di Siena. Adesso si è creato un altro empasse, chi si trovava in graduatoria anche con 10 punti ed era in fondo alla lista adesso si trova ad essere registrato per un posto fisso, l’ordine adesso e’ di nuovo sovvertito. Molti scontenti della seconda fascia abbandonano e se ne vanno. Anche qui emergono le differenti strade del diritto italiano. Chi ha fatto ricorso amministrativo adesso si trova sempre in sospeso, in attesa di quella sentenza del Consiglio di Stato, che che reinvia la decisione alla Suprema Corte. “Se aspettiamo che decida la Cassazione ci vorranno anni – dice amareggiata una delle insegnanti che con 110 punti, in seconda fascia, non sta neanche ad aspettare che quelli che ci sono vengano chiamati -. Il prossimo anno rischiamo proprio di non lavorare affatto”.
E le contestazioni non mancano, sul sito del provveditorato di Siena viene pubblicato l’accoglimento delle sentenze del giudice del lavoro, ci sono nuovi immessi in Gae, la graduatoria dovrebbe cambiare di nuovo, anzi le convocazioni sarebbe meglio rifarle, ma siamo arrivati con l’acqua alla gola. I dirgenti hanno avuto mille difficolta’, temporeggiato e a meta’settimana ci saranno le convocazioni dei rimanti posti della fase C della riforma. I presidi escono un attimo, ne nasce un conciliabolo con i sindacalisti per i corridoi. Il rappresentante dello Snals incoraggia per una riunione riservata tra sindacati e presidi. La Cgil vorrebbe rinviare, è tardi e ci sono le nuove sentenze da accogliere, compresa quella del Consiglio di Stato del 13 ottobre scorso con la quale si intimava al Miur e Usp di dare seguito al ricorso presentato. Nulla di fatto, Cisl, Snals, e gli altri, appoggiano i presidi per continuare le convocazioni. Alle disparità se ne aggiungono altre e poi non si sta dando seguito alle decisioni del giudice, ma dovrà essere fatto prima o poi. E allora che succederà? Sono 86 gli inseriti dell’ultimo minuto. Ore 23 40, tutti a casa quelli delle elementari, per le medie e le superiori si dovrà attendere le due di notte. Intanto però molti presidi se ne sono andati a “nanna”, delegando le operazioni.