SIENA. Commozione e briosa letizia, giovedì 9 giugno, alla consegna dei Roburrini, opera delle Ceramiche Santa Caterina, del 9°Premio “Paolo De Luca”, quest’anno assegnati alla memoria di due indimenticabili personaggi dell’epopea bianconera, il giornalista Piero Ruffoli, già direttore del periodico “Il Bianconero”, e il fotografo Giugno Brocchi, il noto paparazzo della Robur.
Le statuette sono state consegnate ai figli degli scomparsi, Nicola Ruffoli, Giulia e Guido Brocchi, proprio da Enrico Chiesa, il cui club, guidato dal presidente Lorenzo Rosso, ha come sempre organizzato la serata.
“Non è facile essere qui al Premio De Luca senza Pierino e Giugno – ha commentato Rosso –. Loro, che sempre animavano e documentavano le nostre iniziative”.
Con Enrico si è parlato di calcio a tutto campo, ricordando le felici stagioni vissute a Siena. Atletico, in perfetta forma fisica, dopo tre stagioni trascorse alla guida della Primavera della Sampdoria, l’ex-attaccante della Robur e della Nazionale si è detto pronto a cominciare la carriera di allenatore di una prima squadra. Certo, solo pensare che questa sua nuova esperienza potrebbe cominciare sulla panchina bianconera mette i brividi.
“Quello che non tutti comprendono – ha dichiarato – è che allenare il Siena, seppure in Lega Pro, non è come guidare una qualsiasi altra compagine. Siena resta un punto fermo nella storia del calcio italiano, non è stata una fuggevole meteora. Mica per caso si disputano nove campionati in serie A (di cui ben sette consecutivi) e altri cinque in B. Qui il pubblico è competente, appassionato e meraviglioso per il suo attaccamento alla maglia. Bisogna rispettarlo. Mi auguro, quindi, che a breve sia risolta questa annosa situazione societaria”.
In partenza per visionare alcune partite degli Europei, Chiesa non ha mancato di ricordare Paolo De Luca, il presidente dei sogni, un uomo che mai i sostenitori bianconeri potranno dimenticare.