Su sanificazione e impianti di areazione imposti adempimenti ulteriori rispetto alle altre regioni
SIENA. C’è troppa severità nelle misure di prevenzione richieste alle imprese toscane, rispetto a quanto accade nel resto d’Italia. E c’è bisogno quindi di riequilibrare il complesso degli adempimenti. Così ritengono le associazioni rappresentative dei comparti secondario e terziario in Toscana, che hanno inviato una lettera congiunta al Presidente del Consiglio Regionale Vittorio Bugli. “Ci sono tre aspetti in particolare sui quali il carico sulle imprese toscane è particolarmente gravoso, com’è evidente se si confronta quanto previsto nei protocolli allegati al Dpcm 17 maggio, coni punti 5 6 e 7 del’Ordinanza 48 della Regione Toscana – fa notare Leonardo Nannizzi, Presidente provinciale di Confesercenti Siena – il provvedimento nazionale chiede la pulizia giornaliera degli ambienti di lavoro e la sanificazione periodica, mentre quello regionale impone anche per quest’ultima di farla giorno per giorno. Lo stesso prescrive anche la tenuta di un registro delle sanificazioni, cosa che il Dpcm non menziona, ed è particolarmente oneroso nel comma in cui richiede la sanificazione degli impianti di areazione: si tratterebbe di una operazione complessa e che rischia di creare a breve l’impraticabilità dei luoghi di lavoro, rimandando l’accensione dell’aria condizionata”.
Tutti questi aspetti preannunciano un ulteriore carico di stress economico e psicologico per le imprese toscane, già particolarmente provate dagli effetti dell’emergenza. Per questo motivo Confesercenti e le altre associazioni del commercio, artigianato e industria hanno inviato un preciso appello ai membri del Consiglio regionale Toscano perché possano intervenire per un riallineamento tra i criteri disposti su scala nazionale e quelli adottati in Toscana, già in precedenti ordinanze sbilanciati in senso più restrittivo a spese delle imprese.