In occasione dell’XI edizione della Giornata nazionale “Legalità, ci piace”, Confcommercio Toscana ha pubblicato i risultati dell’indagine commissionata a Format Research
SIENA. Abbastanza sicuri e abbastanza adeguata la presenza delle forze dell’ordine. Bene, anche se non benissimo. Questo il giudizio delle imprese senesi in merito al tema della sicurezza e della microcriminalità.
Una valutazione che emerge dell’indagine commissionata da Confcommercio Toscana a Format Research per monitorare il sentiment delle imprese del terziario sulla questione sicurezza. I numeri del focus sono stati diffusi il 29 maggio in occasione della undicesima Giornata “Legalità, ci piace”. Ideata a livello nazionale da Confcommercio, si tratta di una iniziativa di analisi, denuncia e sensibilizzazione sulle conseguenze dei fenomeni criminali per l’economia reale e per le imprese.
A Siena solo il 14% delle imprese si sente poco sicuro verso fenomeni di microcriminalità (es. taccheggio, atti vandalici, razzie etc.), i migliori in Toscana. Così come a Siena il 73,5% delle imprese valuta il territorio abbastanza sicuro. La presenza delle forze dell’ordine al fine di contrastare i fenomeni di microcriminalità qui è valutata per il 51% del campione “Abbastanza adeguata” contro una media del 51,5% che la ritiene in Toscana invece «Abbastanza inadeguata» e «Totalmente inadeguata». Insicurezze ci sono anche a Siena. Se andiamo sul piano della percezione, sotto la Torre del Mangia il 64,2% delle imprese ritiene grave il problema dell’esposizione delle imprese al rischio di fenomeni di microcriminalità a Livorno (prima in classifica) il 76,6% delle imprese e a Pistoia il 59.1%, quindi si colloca comunque nella parte bassa della classifica contro una media del 68,6%.
“I dati senesi sono sicuramente incoraggianti rispetto ad altre realtà della Toscana – fa notare Daniele Pracchia, direttore Confcommercio Siena – Il che non ci deve mettere completamente seduti, perché questi fenomeni esistono e sono fondamentali l’azione di controllo delle forze dell’ordine, l’azione di indagine dei Pm, la collaborazione con le forze dell’ordine, la fiducia verso le istituzioni e la propensione a denunciare”.
Tra le cause che alimentano il problema della criminalità, secondo gli operatori toscani del terziario ci sono in particolare la mancanza di certezza della pena (59,3%), la situazione economica difficile (52,5%) e la scarsa presenza delle Forze dell’Ordine (42,5%). Proprio una maggiore presenza su strada di uomini e donne in divisa servirebbe ad aumentare il senso di sicurezza, secondo l’81% degli imprenditori intervistati. Tra le altre azioni ritenute utili figurano poi l’installazione di videocamere di sorveglianza e una migliore illuminazione. O anche il servizio di vigilanza privata da attivare magari con la rete delle imprese vicine.
Ad emergere dall’indagine è anche un certo grado di scoramento: il 23,3% degli intervistati ritiene che gli imprenditori minacciati dalla criminalità siano lasciati soli, il 40% circa avverte invece il supporto delle Forze dell’Ordine.
Sul fronte delle denunce, sette imprenditori su dieci (69,2%) sono convinti che fenomeni di criminalità quali atteggiamenti molesti, atti di vandalismo e simili debbano essere denunciati, qualcuno pensa che sia sufficiente segnalarli. Ma c’è anche un 3,6% che crede non si possa far nulla, perché sarebbe inutile.
L’illegalità ha un costo altissimo in Italia: secondo i dati dell’ufficio studi di Confcommercio, nel 2023 è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 38,6 miliardi di euro e ha messo a rischio 268mila posti di lavoro regolari. In dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6,9 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 3,8 miliardi.