SIENA. Da Davide Ciacci, consigliere comunale di Nero su Bianco in Siena Ideale, riceviamo e pubblichiamo.
“Visto il persistente comportamento discutibile di alcuni, c’è il timore che in molti non si rendono conto della gravità della condizione sanitaria in cui versa la nostra città, all’indomani della decisione di riaprire le scuole di ogni ordine e grado, e della ricaduta che ha nel nostro ospedale, essendo l’unico della provincia ad accogliere pazienti COVID+.
La cittadinanza si divide tra favorevoli e contrari all’attività didattica in presenza come se da questa decisione dipendesse l’uscita dalla pandemia. Le scuole sono tra le attività a rischio, ma soprattutto sono il mancato rispetto delle regole, gli assembramenti, la sicurezza nei luoghi di lavoro, lo stile di vita di molti di noi in tempi di pandemia.
Da consigliere comunale, ma essenzialmente da operatore sanitario impegnato ormai da un anno in prima linea nella battaglia al Covid-19, è giusto far notare la saturazione delle terapie intensive e semintensive, sommato alla quasi totalità (80%) dei posti letto ordinari che è la potenziale criticità in caso di peggioramento delle condizioni di una minima parte di quest’ultimi.
Proprio per questo giorni fa lanciai l’idea di agire più rigidamente verso chi è distratto rispetto a quello che ci sta accadendo. Le transenne nelle piazze erano una provocazione? Probabile, ma di certo prima quelle che l’affollamento dei “reparti covid” con rischio di non poter accogliere chi non può essere gestito a domicilio. Condivido l’esortazione del sindaco a scuotere l’orgoglio civico dei senesi.
Ecco perché, riteniamo che la decisione sulle scuole sia importante, perché condiziona la vita di numerose famiglie, ma è più importante agire laddove il buon senso ed il rispetto del prossimo viene meno e si deve provvedere con metodi restrittivi che non piacciono a nessuno.
Se ognuno (giovani, vecchi, bambini, ecc) tutti i giorni nel quotidiano ponesse particolare attenzione a limitare il contagio, varrebbe molto più che chiudere o aprire le scuole”.