La parlamentare ricorda il 70° del suffragio alle donne

SIENA. “Nel settantesimo anniversario del suffragio femminile, la festa della donna è un’occasione in più per fare il punto sulla tutela dei diritti, sulle luci e sulle ombre di una piena cittadinanza di genere e per provare a dare risposte a nuove domande. Giovani donne, storia delle costituenti, futuro e memoria saranno tema di tante occasioni. Si discuterà anche dentro alle istituzioni. Nonostante tanti passi in avanti, nel nostro Paese c’è ancora molto da fare per favorire la trasformazione nelle relazioni tra i generi, educare al rispetto delle differenze, garantire l’effettiva partecipazione delle donne in ogni livello della vita pubblica e la possibilità di assumere ruoli e leadership a tutti i livelli decisionali, politici, economici e sociali”. Così Susanna Cenni, parlamentare del Pd alla Camera commenta la mozione depositata alla Camera a prima firma di Sandra Zampa, che arriva in Aula proprio domani, martedì 8 marzo, sottoscritta da moltissime deputate. Il testo impegna il governo “a prevedere, nel corso del 2016, iniziative di ampio respiro, di carattere nazionale, locale, per ricordare le figure delle ventuno Madri Costituenti, anche attraverso la realizzazione di programmi televisivi e radiofonici”.
8 marzo ogni giorno. “Si parla giustamente molto di riforme, ma molto poco di chi quella Costituzione così straordinaria l’ha scritta anche, e soprattutto, pensando alle donne di questo Paese. Domani saranno come sempre tantissime le occasioni di discussione, di incontro e di festa. Spero che si parli anche delle donne Costituenti e delle ragioni per cui alcuni articoli assunsero con forza il tema dell’uguaglianza”.
Ancora lunga la strada per il pieno riconoscimento della differenza di genere. “Settanta anni fa – ricorda Cenni – le donne italiane votavano per la prima volta, oggi alla Camera siede la terza presidente donna, dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti, e gli Stati Uniti potrebbero eleggere la prima presidente donna. La strada per la completa emancipazione, però, è ancora lunga, a partire dal ‘gender gap’ su retribuzione, lavoro e condivisione del lavoro di cura ed è drammaticamente ancora forte la dimensione della violenza sulla donne”.
Una cultura delle differenze per crescere. “Il nostro Paese – conclude Cenni – è al 65esimo posto per quanto riguarda la scolarizzazione, al 72esimo per la salute, al 44esimo per l’accesso al potere politico e al 97esimo per la partecipazione alla vita economica. Solo il 51 per cento delle donne lavora, contro il 74 per cento degli uomini. I numeri non sono tutto, ma fotografano una realtà che è nostro compito cambiare. L’uguaglianza non si raggiunge solo con le leggi, ma favorendo la diffusione di una vera cultura delle differenze e dell’uguaglianza dei diritti, perché le differenze sono un valore. Quando le differenze sono in campo ricevono riconoscimento e accoglienza e contribuiscono a far evolvere il mondo. Quando ne abbiamo paura, invece, possono produrre conseguenze drammatiche”.