La deputata chiede anche che "si lavori affinché ogni studentessa trovi nel suo istituto scolastico strumenti per non essere sola"
SIENA. La vicenda che arriva dal liceo artistico di Siena, con l’accusa di molestie verbali e “catcalling” mosse da una ex allieva nei confronti di un docente – mentre attendiamo che chi è competente ricostruisca fatti ed eventuali responsabilità – ci deve servire soprattutto per chiederci e comprendere se e come il mondo della scuola sia fino in fondo, davvero, in grado di rappresentare un luogo sereno e sicuro per gli studenti e le studentesse e se ci siano a sufficienza strumenti cui essi possono rivolgersi.
Perché al di là della singola vicenda – sulla quale c’è un’indagine in corso e che quindi andrà valutata e giudicata in un altro momento e rispetto alla quale ogni donna si sente coinvolta – l’urgenza che dobbiamo sentire, e condividere, è quella di dare ai ragazzi e alle ragazze dei luoghi, dei canali adeguati, delle figure di riferimento con cui poter condividere e a cui poter confidare il proprio disagio, la propria difficoltà, nella certezza di trovarvi ascolto, supporto, fiducia, strumenti idonei per uscire dalla sensazione che ciò che ti accade sia un “problema personale”. Una molestia non è un problema personale; sarebbe, nel caso, un problema dell’istituzione stessa che non può non intervenire e porsi domande.
Con questo intento, nelle scorse ore, ho depositato un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione e alla Ministra della Pari Opportunità, firmata anche da molte colleghe deputate del Pd (Cantini, D’Elia, Bruno Bossio, Rotta, Morani, Cantone, Pezzopane, Gribaudo, Pollastrini, Nardi, Bonomo, Ciagà, Mura, Lorenzin, Madia), perché si apra una riflessione.
Perché è legittima e sacrosanta la necessità di appurare l’eventuale presenza di comportamenti illeciti da parte di un docente in questo caso specifico, senza dimenticare mai che il confine delle molestie sessuali può essere delimitato e definito solo da chi si trova a subirle, a percepirle e mai, al contrario, da chi eventualmente le mette in atto. E la storia delle molestie, sui luoghi di lavoro e non solo, è caratterizzata dal prevalere di una visione patriarcale e maschile, che troppe volte ha cercato di annoverare la molestia nel contenitore dei “complimenti” o delle “battute”. Se nei luoghi di lavoro anche il diritto del lavoro ha iniziato da tempo ad occuparsene, nella scuola, nella società l’educazione e la cultura di genere dovrebbero generare gli anticorpi per prevenire tutto questo.
Allo stesso tempo, ampliando l’orizzonte, è tanto più urgente riuscire a garantire un controllo attento e continuo nelle istituzioni scolastiche preposte anche al fine di evitare che casi simili possano ripetersi. Sarebbe inaccettabile – qualora la si appurasse – l’idea che il sistema scolastico abbia ignorato o sottovalutato il disagio o la richiesta di aiuto degli studenti e delle studentesse.
Sono, infine, contenta che comunque fuori dalla scuola, un luogo come l’associazione “Donna Chi
Susanna Cenni