Fucito commenta l'alienazione del patrimonio artistico del Monte dei Paschi
SIENA. “Nel corso delle ultime settimane la comunità senese si è trovata costretta ad assistere ad una sequenza di prospettive catastrofiche con il Monte dei Paschi protagonista – dichiara Marzio Fucito, responsabile provinciale di CasaPound Siena – fino alla giornata di ieri, quando il clima di disarmo e delusione per la Città, ancora scossa dalla liquidazione dell’Enoteca Italiana, si è fatto ancora più cupo a seguito di alcuni lanci di agenzia che prospettavano la vendita del patrimonio artistico del Monte.
Nell’iniziale imbarazzato silenzio da parte delle principali Istituzioni cittadine e di fronte alla frenetica corsa alle prese di posizione da parte delle forze politiche, CasaPound Siena ha preferito attendere il parere della Sovraintendenza ai Beni artistici e storici per avere un quadro più completo possibile della situazione e poter quindi stigmatizzare il comportamento delle stesse istituzioni e valutare le proposte che sono state avanzate.
Un quadro – continua la nota di CasaPound – che appare preoccupante, al di là delle rassicurazioni sui vincoli dell’interesse nazionale e su quello pertinenziale che tutelerebbero dalla vendita indiscriminata e dal frazionamento del patrimonio. La questione è anzitutto politica, prima ancora che tecnica. Ci troviamo di fronte a clausole, inserite nel Documento di registrazione per il ritorno in Borsa, che appaiono vessatorie e delle quali nessuna voce all’interno delle istituzioni senesi aveva fatto cenno fino a che non sono diventate di pubblica conoscenza grazie ad agenzie di stampa e siti nazionali.
Non ci rassicurano affatto le dichiarazioni del sindaco Bruno Valentini, che ha dichiarato di aver appreso la notizia nel corso della giornata – segue la nota del movimento dalla tartaruga frecciata – e non dimentichiamo che nell’agosto 2013 aveva dato ampie rassicurazioni sulla tutela delle opere d’arte di proprietà del Monte dei Paschi.
CasaPound Siena unisce la propria voce a quella dei cittadini, delusi ed arrabbiati, che si trovano a dover subire l’ennesimo colpo mortale all’immagine della Città ed al suo patrimonio, e giudica in questo senso positiva la proposta di chiamare la Fondazione MPS, ultimo flebile legame tra la Banca e Siena, ad utilizzare la propria liquidità residua per impedire una incontrollata frammentazione del patrimonio. Si tratterebbe comunque di un’azione tardiva, dal momento che un tale epilogo poteva essere immaginato già alcuni anni or sono; evidentemente la lungimiranza ha rappresentato una qualità tale da impedire l’irreversibilità della situazione.
E questo – conclude CasaPound – getta un’ombra ancor piú grave sulle capacità strategiche delle classi dirigenti passate ed attuali.