All’evento presenti il cardinale Lojudice, il generale Riccardi e il ministro della Cultura Franceschini
di Giulia Tacchetti
SIENA. Presso il salone d’onore del Palazzo Arcivescovile di Siena, è stato presentato il celebre Reliquiario di San Galgano ed altri preziosi reperti di arte sacra di proprietà dell’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino rubati nella notte tra il 10 e l’11 luglio 1989 dal Museo Diocesano, all’epoca presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XII” a Montarioso, e ritrovati dall’Arma dei Carabinieri, nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo. Di questi preziosi esempi di oreficeria medievale e barocca sono stati riconsegnati dieci degli undici trafugati trentadue anni fa e rinvenuti sul mercato antiquario.
L’Arcivescovo di Siena, cardinale Augusto Paolo Lojudice, durante il suo intervento velato da una nota di commozione, sostiene che allora il fatto provocò una dolorosa ferita non solo alla Chiesa senese, ma a tutta la comunità. Questi oggetti di arte sacra, infatti, sono patrimonio di tutti, sia per il loro forte senso devozionale, che per il forte senso identitario culturale ed artistico, che unifica un’intera collettività. Per questo è importante e significativo che essi siano ritornati nei loro luoghi di origine, restituendo un tassello mancante nella memoria collettiva. Il rimando alle sculture ed agli elementi architettonici del Partenone esposti al British Museum viene spontaneo: lì possiamo constatare la perdita di significato che provoca la decontestualizzazione alle opere d’arte, di più se in mano a privati.
Il Maggiore Gian Luigi Marmora riassume così l’atto finale: “Il 5 febbraio 202 il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo, dell’Arma dei Carabinieri, notifica a questa Arcidiocesi il provvedimento del Tribunale di Catania che prevede il dissequestro dei beni e la loro restituzione agli aventi diritto, cioè l’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa e Montalcino”.
Precedentemente i Carabinieri avevano ottenuto dalla Procura di Catania un permesso di perquisizione della proprietà privata di un collezionista, che nascondeva molti oggetti rubati, tra cui quelli di cui parliamo. Quattro persone sono state arrestate per il furto; sappiamo che il basista è toscano. Il Maggiore Marmora informa che Il comando Tutela Patrimonio Culturale opera a stretto contatto con le strutture territoriali e locali e che è riuscito a recuperare le opere d’arte attraverso una complessa attività investigativa nell’interland catanese, che ha portato ad una perquisizione seguita da un sequestro. Successivamente è seguita un’attività di comparazione tra il materiale sequestrato e quello fotografico contenuto in una banca dati in cui sono inserite tutte le opere trafugate (circa 1.300.000), fotografate e descritte. Infine con l’ausilio di esperti come Alessandro Bagnoli, docente dell’Unisi, il comando è riuscito ad identificare gli oggetti trafugati. Il ritrovamento dopo anni di indagini mette in evidenza un grosso problema che affligge il nostro patrimonio culturale, esposto a vandalismi e furti e non ben tutelato nei musei. La mancanza del personale di controllo non può essere compensata dai soli impianti di allarme. Il ministro Franceschini (in videoconferenza) così commenta, secondo noi troppo brevemente ( impegni politici lo attendono): ”Bella storia di oggetti sacri che tornano là dove sono stati rubati. ..il valore di questi oggetti va oltre quello devozionale. Io amo particolarmente S. Galgano, quella chiesa a cielo scoperto…”. Che ha colpito nel corso degli anni lo spirito di milioni visitatori, aggiungiamo noi. Il restauro dei preziosi oggetti, in quanto visibilmente danneggiati, come il reliquiario di San Galgano, spezzato in varie parti, forse nel tentativo di venderlo meglio, avverrà presso i Musei Vaticani, la cui direttrice Barbara Jatta in videoconferenza ha affidato il compito al Laboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche.
Il pezzo di maggior pregio è il reliquiario di San Galgano, che purtroppo ha subito numerosi danni, si prevedono sei mesi di restauro. E’ stato spezzato all’altezza del piede e sono state staccate le guglie metalliche laterali. Anche gli smalti, la parte più pregevole del manufatto, hanno subito danni. Elisebetta Cioni, docente all’Unisi, storica d’arte e studiosa del reliquiario interviene per descriverlo e narrarci brevemente la sua storia. Il reliquiario, di cui fu particolarmente affascinato Roberto Longhi, risale agli inizi del se. XIV ed era custodito nella Chiesa parrocchiale di Frosini a Chiusdino. Alto 75 cm., è costituito da rame dorato e smalti traslucidi, che indicano l’eccellenza e l’ enorme rilevanza degli orafi senesi nel 1300. La perizia tecnica straordinaria è legata al linguaggio pittorico di Pietro Lorenzetti. Attribuito alla scuola degli orafi senesi Tondino di Guerrino e Andrea Riguardi, rappresenta uno dei più preziosi manufatti dell’epoca, soprattutto per la ricercatezza e la raffinatezza degli smalti traslucidi che raffigurano episodi della vita di S. Galagano. Stesso danno dello spezzamento all’altezza del piede è toccato al reliquiario di S. Colomba, rame dorato, del sec. XIV.
Una croce astile, rame e bronzo dorato, del sec.XII, della Chiesa parrocchiale di Casciano delle Masse in Siena, è il pezzo più antico della refurtiva
I restanti pezzi, cinque calici d’argento tra il XVII – XVIII sec. ( dalla Chiesa parrocchiale di S.Regina in Siena, di Monastero in Siena, di Santa Colomba, Monteriggioni, dal Palazzo Venturi Gallerani in Siena), un calice-pisside rame dorato con smalti sec. XIV e una pisside d’argento sec. XVII, sembrano integri nelle loro parti, anche se l’ossidazione dovuta a impropri interventi di ripulitura e l’incuria hanno provocato visibili danneggiamenti.
Dalla lista manca ancora un seicentesco calice in argento proveniente dalla chiesa della Certosa di Maggiano in Siena. La presentazione si chiude con una anticipazione di Don Grassini: l’allestimento a breve di una mostra di opere d’arte sacra.
La nota
Il celebre Reliquiario di San Galgano proveniente dall’antica ed omonima Abbazia è uno dei più preziosi manufatti di inestimabile valore, in rame dorato e smalti, dell’oreficeria senese del primo ‘300, celebre in tutta Italia in quel periodo, tanto da ricevere commissioni importantissime da parte della corte pontificia, come il calice di Niccolò IV per la Basilica di San Francesco in Assisi e il reliquiario del S. Corporale per la Cattedrale di Orvieto.
Dieci degli undici pezzi trafugati dal Museo Diocesano trentun anni fa sono stati restituiti ai legittimi proprietari grazie ad un‘attenta ed accurata indagine del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Palermo dell’Arma dei Carabinieri coordinato dal Tribunale di Catania. Il pezzo non ritrovato è un seicentesco calice in argento proveniente dalla chiesa della Certosa di Maggiano in Siena.
Il reliquiario di San Galgano, purtroppo, ha subito importanti traumi. Lo stato di degrado dei manufatti più preziosi ha subito reso evidente l’urgenza di un qualificato intervento di restauro. Il 23 febbraio scorso, l’Arcivescovo di Siena, Card. Augusto Paolo Lojudice, ha chiesto e ottenuto dal Governatorato della Città del Vaticano la possibilità di restaurare i preziosi oggetti presso i Musei Vaticani, che hanno affidato il progetto al Laboratorio di Restauro Metalli e Ceramiche, condotto da un gruppo di esperti restauratori, già operativi in passato in simili interventi.
“Quando viene violata una proprietà privata – ha detto il cardinale Augusto Paolo Lojudice – c’è sempre un grande dolore. Quando viene violato un luogo sacro è ancora più doloroso. Questi oggetti erano nel Museo Diocesano e la violazione fu fatta non solo alla Chiesa di Siena, ma a un pezzo di storia. Gli oggetti non sono idoli, ma alcuni oggetti sono segni di tradizioni vive, di vite di persone, non solo di chi li ha realizzati, ma di coloro per i quali hanno un significato particolare. L’arte è un patrimonio di tutti, oggi celebriamo la restituzione di questi oggetti non solo alla loro integrità, ma alla fruibilità di chiunque voglia, perché siamo tutti parte di un unico popolo, che cammina insieme e in cui ognuno fa la sua parte. La presenza oggi di tante istituzioni diverse vuole proprio rappresentare questo”.
“È bello – ha commentato il ministro della Cultura, Dario Franceschini – celebrare oggi la fine di questa storia, sebbene dopo una lunga attesa. Questi oggetti tornano finalmente dove sono stati rubati e questa vicenda dimostra una volta di più quanto le comunità locali siano orgogliose e legate ai propri simboli, anche oltre il valore religioso. Un particolare ringraziamento ai nostri Carabinieri della tutela del patrimonio culturale sono un’istituzione nota in tutto il mondo, con un’esperienza pluri-decennale che si rinnova ogni giorno”.