SIENA. Dall’associazione Buongoverno riceviamo e pubblichiamo.
“La manifestazione ed il flash mob, organizzati a Roma dalla famiglia di Davide Rossi, sono un ennesimo tentativo di richiesta di giustizia, all’indomani dell’insediamento della nuova Commissione di inchiesta parlamentare sulla morte del manager di MPS, e dopo undici anni da questo evento drammatico che ha segnato la storia della nostra città.
Al di là delle “verità processuali” scaturite dalle indagini della Magistratura, la ferita nell’opinione pubblica è ancora aperta per i molti dubbi insoluti: il ricordo resterà per sempre vivo in attesa che la ragione possa trovare ristoro nella verità.
Fondamentale quindi alimentare l’attenzione sulla vicenda, con ogni mezzo, anche lasciando al suo posto lo striscione, sul muro del vicolo di Monte Pio, dove precipitò il corpo del manager MPS. in circostanze ancora oscure.
Per questo, ci permettiamo di dissentire dalla richiesta della sua rimozione da parte di Ascheri, presidente della Biblioteca comunale di Siena, in quanto a suo dire oggetto di una insana forma di turismo macabro.
Giudichiamo azzardato accettare come infallibile la tesi del suicidio e, contro il rischio di assuefazione e normalizzazione, riteniamo che lo striscione rappresenti una testimonianza ed un grido di istanza di chiarezza, almeno fino a quando la Magistratura e la nuova Commissione d’inchiesta faranno luce sulle numerose perplessità emerse.
La precedente Commissione stessa, che non ha potuto concludere le audizioni per la caduta del Governo che l’aveva nominata, sollevava varie questioni e, nella relazione trasmessa alle procure di Siena e Genova, affermava che ”non tutte le lesioni riscontrate sul corpo sono riconducibili alla precipitazione” e “ che non possa condividersi il giudizio espresso dal medico legale Mario Gabbrielli in occasione della prima indagine del 2013”, in cui sosteneva “che la compatibilità delle lesioni refertate con un gesto suicidario possa definirsi come piena”.
Tra le varie circostanze anomale, emerge anche la caduta del corpo di Rossi dalla finestra del suo studio. A tal proposito, non sono comprensibili i motivi che hanno impedito ai RIS di effettuare, oltre alle numerose simulazioni, anche quella secondo le modalità richieste dai periti nominati dalla famiglia.
Tuttavia, é proprio grazie a chi non si è rassegnato davanti ad archiviazioni e tesi sbrigative e parziali ed ha lottato per tenere viva la memoria e la voglia di giustizia, le indagini sono ancora aperte”.