"Capigruppo al Senato in preda ad una pandemia di false emergenze?"
SIENA. “Incardinare oggi una legge che vada a sovrapporsi a quanto già esiste nel nostro ordinamento giuridico per punire atti violenza e odio, vuol dire approfittare del generale disorientamento del Paese in uno dei tempi più difficili della nostra epoca, per veicolare una legge studiata ad hoc per una sola élite di cittadini, evidenziando una discriminazione verso tutti gli altri.
L’articolo 3 della Costituzione Italiana recita appunto che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
Agire con il dissenso dichiarato più volte da cittadini comuni scesi in piazza per dire no, da forze politiche, culturali e da studi scientifici che in punta di diritto hanno spiegato anche la natura liberticida di questo ddl, significa porre un’ulteriore e dannosa limitazione alla libertà di espressione dopo le pesanti limitazioni vissute dagli italiani con continue chiusure a causa della pandemia.
Questa rinnovata accelerazione rappresenta l’ennesimo strappo alla democrazia e al buon senso.”
Lo afferma Giuliana Ruggieri, Presidente dell’Osservatorio di Bioetica di Siena.
“C’è un paese in ginocchio nel post covid-19, sul piano economico con drammatiche ricadute per l’occupazione, per il turismo, per le piccole e medie imprese, per non parlare dello stato psicofisico dei cittadini, e dell’emergenza scuola inscritta in un quadro di caos e di gestione incerta, non quando disorganizzata, spesso garantita solo per pochi eletti.
Chiediamo una riflessione molto più ampia sul tema, che includa le discriminazioni di tutte le categorie potenzialmente a rischio, i portatori di handicap, gli obesi, i socialmente emarginati, le donne ancora vittime di isolamento dal lavoro perché madri per scelta, i bambini con bisogni educativi speciali, gli immigrati, i discriminati a causa della propria religione, etc…
Se questa ampia riflessione non avverrà dove è rintracciabile dunque l’idea di “uguaglianza” del legislatore?
L’incostituzionalità del ddl ZAN è una tra le accuse che muoviamo come parte attiva di tale dibattito, la grave deriva liberticida in esso contenuta condurrà ad una pericolosa supremazia di pochi, tutti gli altri non saranno più liberi di esprimere il proprio punto di vista senza essere etichettati come omofobi.
Non dimentichiamo le critiche anche del mondo femminista: introdurre una categoria intrinsecamente fluida come “l’identità di genere” è rischioso perché rischierà di indebolire la categoria donna derivata dal sesso biologico.
Anche la Cei nel comunicato stampa dello scorso giugno ha dichiarato che sulla presunta omofobia ” non serve una legge “.
Non dimentichiamo anche il parere negativo riscontrato nella Commissione Affari Costituzionali che ha rilevato indeterminatezza e genericità in un testo dove non compaiono le caratteristiche di tassatività che deve avere una norma penale.
Altra fondata preoccupazione è su quanto entrerebbe nelle scuole in ordine a visioni gender già ampiamente imposte negli ultimi anni, senza autorizzazione dei genitori. Papa Francesco ha definito il gender una colonizzazione ideologica, sottolineando che con i bambini non si può sperimentare, non sono cavie da laboratorio.
Aspetto negativo dunque anche riguardo l’indebolimento dello strumento normativo del Consenso Informato Preventivo a sostegno della libertà educativa dei genitori ottenuto con la Nota MIUR del 18.11.2018 e con il quale le famiglie possono ancora astenere i propri figli da percorsi educativi non condivisi.
Con questa legge se i genitori astenessero i propri figli da percorsi di matrice gender subirebbero lo stigma di omofobi.
Ribadiamo quindi un fermo no a questo abuso soprattutto in un tempo così grave dove le vere emergenze non trovano ancora soluzione.”