SIENA. Facciamo chiarezza. Stiamo parlando di una mostra, quella di Salvador Dalì al Palazzo delle Papesse, aperta il 18 settembre 2020.
Il palazzo, precedentemente sede della Banca d’Italia, era rimasto chiuso per una quindicina d’anni, dopo che era stato destinato a Centro d’Arte Contemporanea alla fine degli anni Novanta con Pierluigi Piccini sindaco.
Nel 2020, quando il palazzo, un gioiello rinascimentale nel centro della città progettato da Bernardo Rossellino per la famiglia Piccolomini, è stato riaperto dopo anni di mancato utilizzo, il sindaco di Siena era Luigi De Mossi.
La mostra, tra critiche da una parte e ovazioni dall’altra, ha riscosso un certo successo di pubblico, tanto che il periodo di apertura inizialmente previsto, è stato prorogato. Prorogato, tra l’altro, più volte, fino al 30 aprile 2023, data in cui era stata stabilita la chiusura, scritta sui manifesti e sulle pubblicità stampate sui taxi cittadini.
I motivi saranno molteplici, non lo so, ma immagino che l’esposizione delle opere di un solo autore non possa avere vita eterna in un luogo che non ha un legame diretto con l’artista in questione. Leggo inoltre che Ferruccio Carminati, presidente della Fondazione che gestisce questo patrimonio artistico, sta già pensando ad altre iniziative culturali per Siena.
Insomma, tutto nella norma.
C’è poi il discorso, altrettanto importante, dei lavoratori, assunti con contratti a termine all’apertura della mostra, prorogati man mano che la mostra allungava il periodo di apertura.
Quanti sono questi lavoratori? Dodici secondo gli organizzatori dell’esposizione. Decine e decine secondo il candidato Pacciani, a cui non è parso il vero di sbracciarsi in difesa dei dipendenti gettati sulla strada da un’amministrazione, quella di De Mossi, che secondo lui ha fallito il suo programma culturale.
Farò male a pensare che gli strali del Pacciani, odontoiatra sceso in politica con vesti civiche, abbiano in realtà la firma del suo mentore, quel Piccini che fu sindaco alla fine degli anni Novanta? Lo stesso Piccini che, appena aperta la mostra, ha ridicolizzato la consigliera comunale che l’aveva fortemente voluta e irriso l’esposizione dicendo che si trattava di opere di scarso valore, perché copie, e che Siena meritava di più?
In questi anni la Fondazione Dalì ha pagato, oltre agli stipendi dei lavoratori, le manutenzioni e la Tari al Comune di Siena, che da questa iniziativa ha solo guadagnato.
I soldi pubblici finiti nel buco delle Papesse durante la gestione del mentore del Pacciani invece, dove sono andati a finire?
Ma veniamo ad oggi, al candidato sindaco Massimo Castagnini, che sostengo in qualità di capolista della lista De Mossi. Una delle sue prime uscite in campagna elettorale è stata proprio una conferenza stampa davanti alle Papesse, scelto come luogo simbolo per illustrare alla cittadinanza le opere di recupero di grandi spazi inutilizzati, compiute nei cinque anni del mandato di De Mossi.
Farò male a pensare che tutta quest’attenzione da parte degli altri candidati sindaco (perfino del Bisogni, pensate!) sulle Papesse sia legato in qualche modo a quell’evento?
Quale migliore occasione per portare discredito a un candidato, Castagnini, che si pone in continuità con De Mossi, e allo stesso sindaco, che puntare il dito contro la chiusura peraltro annunciata della mostra di Dalì?
Quale migliore occasione per gridare ai quattro venti che la politica culturale di De Mossi è fallita e che lascia in disoccupazione “decine e decine di lavoratori”? (Cito Pacciani, i lavoratori in realtà sono 12 e saranno riassunti appena verrà lanciata un’altra iniziativa, ha detto Carminati).
Tra l’altro, ho cercato in giro le felicitazioni degli stessi urlatori, Ferretti compresa, per le assunzioni fatte a suo tempo, ma a dire il vero non le ho trovate. Se qualcuno mi aiuta.
Comunque vedo che il 19 maggio chiude la mostra su Calvino al Santa Maria della Scala. Peccato che ormai le elezioni saranno passate, altrimenti sai che occasione per affilare le armi…
Via via, non fatemi ridere.
Ma vi rendete conto? Questi son tutti dilettanti allo sbaraglio. Parlano per dar fiato alla bocca. Non si informano, parlano ma non sanno di cosa stanno parlando, saltano sul primo carro che passa solo per portare discredito all’avversario con ragioni palesemente false.
Senesi, ma siete proprio convinti di voler essere governati da gente così?
Paolo Benini, capolista Lista De Mossi per Castagnini Sindaco