di Mauro Aurigi
SIENA. Ieri 20.7.2021 Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano, discutendo della coppia Grillo/Conte, se n’è uscito con questa battutaccia: “Bene la selezione di una nuova classe dirigente con scuole di formazione, affinché nel prossimo Parlamento non entri gente come Cunial (o peggio Paragone)”. Non ho resistito ed ho lasciato su quel giornale questo commento.
“Caro Andrea, in Parlamento non devono entrare solo quelli che sono stati prima indottrinati dalla scuola di partito, intenzione che hai messo in bocca a Conte, cosa di cui io non ho contezza (scusa l’involontario gioco di parole). Perché, molto banalmente, in Parlamento devono entrare solo quelli scelti dal popolo sovrano. E ti dirò di più: quei parlamentari scelti dal popolo sovrano non hanno alcun vincolo di mandato (art.67 della Carta), ma sono esclusivamente rappresentanti della Nazione, non dei partiti.
Mi fai tornare in mente la scuola di partito del PCI e, peggio ancora, la selezione dei parlamentari tipica di ogni tirannia passata o attuale, a partire ovviamente da quelle di Mussolini, Hitler o Stalin. Non è che per caso tu sia così ingenuo da pensare che quelle “scuole di formazione” partitiche agiscano nell’interesse generale anziché nell’interesse esclusivo del partito o, peggio, del suo capo?
E che dire del riferimento ripetuto che fai – e non sei il solo in questo depresso Paese – alla “classe dirigente”? Ma in democrazia è tollerabile che ci sia una ristrettissima classe di persone, ovviamente selezionata dai partiti, che ordina e una grande massa che ubbidisce?
Quanto all’astioso commento sulla Cunial e Paragone, pare che tu non sappia che i due non sono entrati in Parlamento da clandestini ma sono stati candidati dal partito e votati dal popolo. E qui si aprirebbe un’altra questione. Perché nella cabina elettorale, dove il popolo “sovrano” gode dei soli 5 minuti di potere democratico concessigli una volta sola ogni 5 anni (chiamatela pure, se volete, democrazia) si possono votare solo i candidati dei partiti? Partiti che, sia chiaro, non possono definirsi rappresentativi di alcunché visto che possono contare su iscritti che in totale sono a mala pena l’1% degli elettori e che per giunta aderiscono ai partiti ormai più per motivi clientelari che per motivi ideali o ideologici.
Non sarà forse il caso, dopo 75 anni di questa nostra cosiddetta democrazia, che con apposita legge sia tolta ai partiti e affidata al popolo sovrano, mediante le cosiddette elezioni primarie, anche la scelta dei propri candidati? E’ anche così che si fanno crescere quei livelli di democrazia che non sono solo portatori di principi etici (indipendenza, libertà, giustizia ecc.), ma anche e soprattutto sono portatori di ricchezza e prosperità diffuse. Basta un’occhiata anche distratta alla geopolitica del pianeta per sincerarsene (attenti dunque a quei quattro: Salvini, Meloni, Berlusconi e Renzi!)”.