di Augusto Mattioli
SIENA. Mai come in questo momento rimpiango il giornalismo “da gambe in spalla e pedalare”, fatto di rapporti tra le persone lungo il corso di Siena, oggi desolatamente vuoto, fatto di incontri reali, di conferenze stampa dove si possono fare domande non sempre gradite, di gente che ti racconta fatti più o meno interessanti che potrebbero essere oggetto di un articolo.
Il giornalismo al tempo del coronavirus è fatto, purtroppo, di comunicati stampa, in gran parte ufficiali ovviamente, di incontri via Skype, Whatsapp e altri mezzi della moderna comunicazione digitale. Rimpiango, ma spero si torni presto ad una realtà che non sia quella attuale, che assomiglia ad un film di fantascienza, ma che permetta di nuovo di parlare con gli altri a meno di un metro di distanza.