La Fondazione deve continuare a chiamarsi "Monte dei Paschi di Siena"?
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di Augusto Mattioli
SIENA. O,10% . La fondazione Mps è scesa a questa percentuale in Monte dei Paschi per limitare come si legge nella nota di cui riportiamo una breve ma significativa frase “quasi del tutto i rischi patrimoniali dell’Ente per quanto attiene il verificarsi di scenari particolarmente avversi per gli azionisti”.
Sono ormai lontani i tempi nei quali la Fondazione era oltre il 51% e molti nella città facevano dichiarazioni sulla difesa del 51%. Ed erano in pochi tra chi governava la città a pensare (chi ne sapeva davvero di banca e di finanza), che una società per azioni si sarebbe potuta controllare anche una percentuale molto minore. Un errore di valutazione, sicuramente politico di cui oggi ne portiamo le conseguenze. Quante volte, facendo il mestiere di cronista abbiamo registrato dichiarazioni di rappresentanti di enti pubblici, di politici, di dirigenti di partito, sull’esigenza di mantenere la percentuale di oltre il 51%… Una linea del Piave da difendere -.
Ci diceva proprio qualche giorno fa un politico senese di lungo corso: “Se un partito – negli anni in cui Mps entrò in Borsa – faceva una proposta del genere, stai sicuro che avrebbe preso alle elezioni una percentuale da zero virgola”. Quindi il risultato si vede ora con la Fondazione, che scappa dall’azionariato della banca per evitare altri danni. Ovviamente per fare il proprio interesse. Ma non mancando, con un pizzico di ipocrisia di esprimere “il proprio rammarico per la mancata realizzazione dell’operazione di rafforzamento patrimoniale”.
E una domanda sorge spontanea: ha ancora senso che la Fondazione si chiami “Monte dei Paschi di Siena”? (o forse Monte dei Paschi di Stato…)