
di Augusto Mattioli
SIENA. Un bancomat. Cosi definisce Banca Mps chi conosce il dossier dei crediti deteriorati che ne appesantiscono la situazione. Sembra proprio che nelle casse di Babbo Monte in tanti mettessero le mani, grazie ad una politica compiacente dei vertici. Certo oggi non sono pochi di destra, di centro e di sinistra a puntare il dito sulla gestione passata della banca. Ma il fatto è che la banca senese è stata letteralmente spolpata e “di Siena” ha solo il nome (dopo Mp).
E’ vero che la crisi ha provocato problemi a chi ha fatto il mutuo per comprarsi la casa o al piccolo imprenditore che aveva bisogno di contanti. Ma ci sarebbero nche nanziamenti a chi poi avrebbe potuto rendere qualcosa in cambio. Sembra, ad esempio, che anche il comitato elettorale di un ex presidente di Regione abbia avuto un finanziamento di circa mezzo milione di euro, che non sarebbe stato restituito. Insomma parlare di bancomat non è fuori luogo. Anche Gabriello Mancini da presidente della Fondazione Mps diceva che l’ente non era un bancomat. Ma si limitava dirlo e faceva quello che gli veniva detto. Poi ognuno si dava da fare per avere soldi.
Tornando ai crediti deteriorati sarebbe augurabile un’operazione di trasparenza e far conoscere cosa nasconde il dossier. Curiosità che ovviamente non sarà soddisfatta.