Se non ci fossero gli stranieri ad occuparsi dei vecchi...
di Augusto Mattioli
SIENA. “Vorrei sapere da voi italiani chi si prenderebbe cura di vostri vecchi, se non ci fossimo noi stranieri a seguirli, a pulirli, ad accompagnarli. Noi, avendo bisogno dobbiamo accontentarci di stipendi insufficienti”.
Queste amare ma chiare considerazioni ce le ha sbattute in faccia una signora di un paese dell’Est Europa, una delle tante che lavorano nelle Rsa senesi e della provincia. Assieme peraltro anche a non pochi italiani, che hanno necessità di prendere uno stipendio per un lavoro di grande delicatezza. Considerazioni quelle della signora straniera che dovrebbero leggere quelli che gli immigrati li vedono come il fumo negli occhi, regolari e non regolari, senza distinzioni, perché dicono “tolgono il lavoro agli italiani”.
Ma basta andare in giro per la città, magari in bus, per accorgersi che, per esempio a Siena città gli stranieri non solo dell’est sono impiegati in vari settori, ad esempio, l’assistenza agli anziani nelle case di riposo o come badanti, nella ristorazione con mansioni varie, ce ne sono, senza dimenticare nuovi arrivi, in particolare pakistani come si vede alla mensa della Caritas.
Viene da chiedersi se non occorra una politica che prenda atto della realtà, e non mostri i muscoli, pensando a provvedimenti che hanno la stessa efficacia di chi vuole svuotare il mare con un secchiello.
Una volta a destra era in voga la frase “aiutiamoli a casa loro”. Slogan inefficaci, adatti solo alla propaganda, che ha pensato anche ai blocchi navali per risolvere i problemi. In realtà, in vari paesi del continente africano – a due passi dell’Europa – il colonialismo in forme diverse di sfruttamento delle risorse rispetto allo scorso secolo c’è ancora. E impedisce uno sviluppo del quale pochi si avvantaggiano. Gli altri? Si arrangino. Loro hanno i barconi pagati profumatanente ai mercanti di schiavi per un rischioso passaggio nella (ricca?) Europa.